All’inizio di novembre sono stata ospite della prima edizione del Fear of Fiction Festival di Bristol. Fear of Fiction è un magazine-etichetta-live venue-online store (quando si dice DIY inglese). Un festival dislocato in sette diverse venue lungo Stokes Croft Street, con 11 palchi e musica live dalle 2.30 del pomeriggio fino all’una di notte (con DJ set fino alle 4 del mattino). Un programma notevole, soprattutto se condensato in una sola giornata! Oggi vi propongo due delle band in cui sono incappata durante la mia giornata di piena immersione musicale.
Nome: Idles
Città: Bristol
Genere: Post-punk, rock and roll
File Under: Editors, The Walkmen
Sito web: http://www.idlesband.co.uk
Gli Idles sono un gruppo locale di Bristol, che a primo ascolto ricorda un mix esplosivo di rock and roll vecchio stile e post-punk “nuova scuola” in stile Editors, ruvido come i nostrani Silver Rocket e con un tocco di riverbero giusto per reiterare la parentela coi Joy Division. Oltre alla notevole presenza scenica (sul palco ricordano più un mix ben combinato tra i Movie Star Junkies e Dan Sartain), la combinazione di due chitarre ed il basso a scandire il ritmo rende il suono più cupo e sensuale (vedi Thieves, qui sotto), mentre il riverbero e i coretti nel controcanto di Imagined Communities si avvicinano maggiormente al rock up-beat dei Manchester Orchestra. Usciti la scorsa estate con il nuovo EP Welcome per l’etichetta di Fear of Fiction, sono la perfetta combinazione tra la new-wave e il rock alternativo che affonda le sue origini nel garage punk, ma con un tocco di classe.
Nome: Among Brothers
Città: Cardiff
Genere: Synth-pop, folk-pop
File Under: Architecture in Helsinki, The Naked and Famous
Sito web: http://www.amongbrothers.co.uk
Appena usciti con il nuovo doppio singolo I Am Certain/I Do Not Believe, gli Among Brothers sono una vera e propria orchestra itinerante synth-pop. Questo collettivo di cinque musicisti regala attimi di pop vibrante ed elettronico, arrichito da un vasto spettro di sonorità, che innalza quello che altrimenti sarebbe solo un buon folk-pop (il lato A di I Am Certain ne è una prova). Strumenti come il violino si accompagnano tastiere e synth, batteria e tamburi, racchiudendo in una sola canzone cabaret, dream pop e synth-ambient sperimentale. Il fatto che sia impossibile descriverli esaustivamente, rende la loro musica ancora più originale – se un attimo ricordano gli Architecture in Helsinki, quello dopo si disperdono in una marcetta electro-orchestrale à la Dresden Dolls (come potete ascoltare nel video di Keep, qui sotto), grazie anche alla moltitudine di voci utilizzate. Neanche a dirlo, un'esperienza corale da non lasciarsi sfuggire.