Dopo un periodo difficile
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Ad un certo punto sembrava proprio che Jens Lekman non avrebbe più realizzato un nuovo album. Dopo il successo di Night Falls Over Kortedala, il cantautore svedese ha passato degli anni decisamente turbolenti, tra un trasferimento in Australia, un lungo periodo di distacco dalla musica e qualche sporadica canzone, andata a spezzare qua e là il silenzio degli ultimi cinque anni. In generale, fino all’apparizione l’anno scorso dell’EP An Argument with Myself, sembrava che la musica stesse in fondo ai suoi pensieri: come lo stesso Jens ha dichiarato, gli ultimi anni sono stati occupati da una relazione romantica da lui definita “la più intensa mai avuta nella mia vita”, la cui fine l’ha gettato in un lungo periodo di sconforto e blocco dello scrittore, durante il quale “ogni accordo che suonavo era un accordo deprimente” (come racconta in Every Little Hair Knows Your Name).
I segni profondi lasciati da questa storia sul suo animo sensibile (che sono stati descritti in un nostro articolo di qualche settimana fa) si possono avvertire in tutto il suo nuovo album, I Know What Love Isn’t, a partire dal titolo: nonostante le ultime esperienze, Jens continua a credere in quel sentimento da lui descritto in tante canzoni, anche se forse sta imparando che non è quella forza assoluta (quasi un principio ordinatore) che si era immaginato.
La prima canzone dell’album ad essere presentata (ormai due anni fa), The End of the World is Bigger than Love, sembra raccontare l’inizio di questo cambio di prospettiva: un Jens Lekman affranto e col cuore in pezzi assiste all’elezione di Obama a Washington D.C., e improvvisamente realizza che, nonostante le sue sofferenze, al mondo ci sono cose più importanti dell’amore che riempie le sue canzoni. Si tratta del brano che l’ha tirato fuori dall’impasse creativa: oggi, nel contesto dell’album, la sua splendida melodia guidata da pianoforte e violini rappresenta uno dei momenti più emozionanti del disco.
Ma prima di questa risoluzione c’è un intero breakup album da esplorare. In maniera simile a quanto succedeva con il debutto della sua amica El Perro Del Mar, le tracce di I Know What Love Isn’t sembrano raccontare le diverse fasi di una separazione: dopo una breve introduzione di pianoforte, il singolo Erica America ci presenta uno Jens fresco di rottura, incapace di articolare il dolore e mai così amaro. “Erica America, vorrei non averti mai incontrata, così come vorrei non aver assaggiato il vino rosso o averlo assaggiato da labbra che non erano le mie", canta nel ritornello, mentre uno sconsolato sax accompagna le sue parole.
Le difficoltà sentimentali sembrano avere influenzato anche la musica, che si è liberata dell’esuberanza di campionamenti e ritmi elettronici per assumere un tono più dimesso e maturo. Il disco è stato presentato da Jens come il suo "album d’esordio”, in contrapposizione ai due precedenti LP, composti da canzoni registrare nell’arco di 3-4 anni. In effetti i brani mettono in mostra un’ammirevole coesione, seguendo tutti bene o male la traccia di un pop d’autore segnato da violini, sax e pianoforte, sul quale si va ad innestare la voce (sempre più simile a Morrissey) di Jens. Questo non significa che manchino gli episodi più movimentati: la lunga The World Moves On sembra mischiare le influenze alla Graceland di An Argument with Myself con il battito elettronico che guidava gran parte dell’album precedente, producendo uno dei vertici del disco. Allo stesso modo, la bella Become Someone Else’s è guidata da un allegro riff di piano, la cui vivacità rimane uno dei momenti più memorabili. All’altro lato dello spettro emotivo, l’album contiene anche alcuni brani tra i più intimisti scritti da Jens, che fanno tornare alla mente le b-sides raccolte sulla compilation Oh You’re So Silent Jens: il lento incedere di She Doesn’t Want to Be With You Anymore (che ricorda, anche nel titolo, gli Smiths di That Joke Isn’t Funny Anymore) e le due struggenti ballate per sola chitarra e voce I Want A Pair of Cowboy Boots e Every Little Hair Knows Your Name.
Per tutta la durata del disco, Jens mantiene le qualità che ce l’hanno sempre fatto amare: un ammirabile senso dell’umorismo e la capacità di rinnovare gli arrangiamenti che sono ormai diventati un suo marchio di fabbrica, camminando con invidiabile equilibrio tra dolce e amaro, tra allegria e tristezza. Il peccato mortale dell’indie pop, vale a dire quello di produrre una serie di miniature distinte solo da pochi minuscoli particolari, si riaffaccia con i brani meno convincenti, Some Dandruff on Your Shoulder e la title-track, che però non vanno a compromettere il risultato finale.
In conclusione, I Know What Love Isn’t rappresenta un lavoro incredibilmente solido per un autore che rischiava di perdere per sempre la sua vena creativa. E’ il disco più maturo di Jens, ma non deluderà affatto i suoi fan di lunga data: un’ammirevole dimostrazione di come anche il più romantico tra i cantautori possa crescere e un manuale da consigliare a chiunque abbia avuto almeno una volta il cuore spezzato. Perché, come ci dice in The World Moves On, “Non puoi liberarti di un cuore spezzato, puoi solo imparare a portarlo in giro con disinvoltura”.