Dopo due date in cui la band ha mostrato forze e debolezze dal punto di vista della performance, a Bologna è finalmente emerso un po’ il suo lato umano, con qualche piccola tensione e tanti grandi momenti di rivalsa.
La scaletta, fin qui la migliore delle date italiane, propone tre pezzi da ogni album da Ok Computer a In Rainbows, la solita Planet Telex e ben sette brani dall’ultimo The King Of Limbs, con l’inaspettata riproposta di Little By Little in una versione rallentata e più piena rispetto al disco.
Ma andiamo con ordine.
Il concerto si apre con Lotus Flower: l’inizio della scaletta non sembra portare novità rispetto a quanto già sentito nei giorni precedenti, fino a quando parte la prima piacevole sorpresa della serata, una bellissima versione di Lucky da Ok Computer, con un pubblico estremamente partecipe. Pubblico che invece non sembra farsi coinvolgere particolarmente dalla title track di Kid A, la cui versione live è invece a mio parere uno dei pezzi migliori della scaletta. Seguono una versione colossale di Morning Mr. Magpie e There There con quattro dei sei musicisti sul palco impegnati alle percussioni, a creare un muro di suoni impressionante come sfondo alla bellissima melodia vocale. Con There There emerge qualche problema di soundcheck: i volumi degli strumenti risultano spesso non ben livellati e capita che spariscano partiture importantissime, come la chitarra di Thom Yorke su There There, appunto.
Le soprese iniziano dopo Separator, quando la band propone una successione di tre pezzi tratti da Amnesiac. E' qui che il concerto prende una piega strana.
Jonny Greenwood sbaglia l’attacco di You & Whose Army e Thom Yorke sbaglia un verso. Lancia un’occhiataccia di rimprovero a Jonny, e per punirsi comincia a schiaffeggiarsi e a chiedere scusa ad ogni pausa del pezzo. E' un momento intenso, che determina il modo con cui Thom Yorke affronterà il resto della serara: con una determinazione, una "cattiveria", che mi ha ricordato, se mi è permesso un poco elegante parallelo calcistico, Zlatan Ibrahimovic, uno che vince perché non riesce ad accettare di fallire e deludere i suoi tifosi.
Così fa Thom, che più tardi, nella serata, dopo un errore di Jonny, che lascia acceso il Mac con l’effetto di Give Up The Ghost mentre suonano Exit Music, ferma la canzone e riprende il chitarrista: “The Fuckin’ Mac Off, Jonny!”. Per poi riprendere subito a cantare perfettamente i restanti quattro pezzi dell’encore, culminando in una delle Paranoid Android meglio eseguite di sempre, spazzando via dalla possibile definizione di “pezzo forte della serata” una convincentissima Idioteque.
Il concerto chiude al solito molto lentamente, con una perfetta House Of Cards che precede Reckoner e la solita Everything in its right place come ultima, preceduta però finalmente da una commovente versione elettronica della b-side più famosa del gruppo, True Love Waits.
In sintesi posso dire di aver assistito alla migliore data italiana, un concerto reso grandioso dalla capacità della band di reagire alle difficoltà, siano causate dagli strumenti mal gestiti o dai loro stessi errori.
Ecco la scaletta completa:
Lotus Flower
Bloom
15 Step
Lucky
Kid A
Morning Mr. Magpie
There There
The Gloaming
Separator
Pyramid Song
You and Whose Army?
I Might Be Wrong
Planet Telex
Feral
Little by Little
Idioteque
_ _ _ _ _ _
Give Up the Ghost
Exit Music (for a Film)
The Daily Mail
Myxomatosis
Paranoid Android
_ _ _ _ _ _
House of Cards
Reckoner
Everything In Its Right Place
(True Love Waits intro)