I veterani dell'indie rock tornano con un altro album di semplici, splendide canzoni e ci conquistano ancora una volta con le loro atmosfere intime e rilassate.
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Io amo profondamente gli Yo La Tengo. Vorrei incontrarli in una giornata di sole, magari in mezzo agli alberi, e abbracciarli a lungo. Attendo ogni loro disco con un misto di gioia e paura, come si attende ogni innamorato che si rispetti. Sono nati nei sobborghi di Hoboken, New Jersey nello stesso anno in cui sono nata anch'io, il lontano 1984, e da allora hanno continuato a far uscire i loro dischi rimanendo in disparte da tutto quello che è mainstream o va di moda. In questi 28 anni nessuno come loro ha saputo esplorare l'indie rock in lungo e in largo, passando dal rumore alla quiete con stile ed eleganza e riuscendo sempre ad incantare l'ascoltatore.
Ho atteso con pazienza per quattro anni questo Fade, il loro album n.13. Prodotto da John McEntire, membro dei Tortoise famoso per aver prodotto (tra gli altri) Bright Eyes, Stereolab e Teenage Fanclub, il disco è stato annunciato dall'etichetta Matador Records come un album che affronta temi "adulti" quali la crescita e i legami emotivi, in modo simile a quanto già fatto dal loro capolavoro And Then Nothing Turned Itself Inside-Out, uscito nel 2000.
Dopo i due ottimi Popular Songs e I Am Not Afraid of You and I Will Beat Your Ass, che mescolavano vere gemme di pop scintillante, lunghe tracce di psichedelia onirica e vignette garage rock, Fade ad un primo ascolto non spicca per originalità o grande innovazione: il sound è quello dei pezzi più tranquilli e distesi a cui la band ci ha già abituati. Anche se non mancano momenti più rumorosi affidati alla chitarra, l'atmosfera generale è decisamente intima e rilassata. La sperimentazione con cui univano la loro attitudine iniziale alla Velvet Underground e il noise puro in stile Sonic Youth sembra essersi esaurita, e i brani appaiono perciò coscienti del passare del tempo, della maturità acquisita.
Eppure Fade non è affatto un esercizio di stile o un monotono ripetersi di cose già sentite: è un disco fatto da piccole canzoni che crescono un po' alla volta e raccontano le cose più semplici, perchè, sembra dirci Ira Kaplan nella magnifica Stupid Things, sono proprio quelle le cose più preziose. Tutto ciò che fino a qualche anno fa poteva ancora sembrare vagamente acerbo nel sound degli Yo La Tengo è ormai pienamente sbocciato, brilla di consapevolezza e grazia e fa sciogliere il cuore dell'ascoltatore, come cantavano tanti anni fa in Sugarcube: in questo caso si tratta di un brano di 7 minuti ricco di distorsioni (il singolo Ohm) o del pop molto sixties di The Point of It. I dieci brani s'inseguono l'un l'altro in un incastro perfetto: la chitarra di Kaplan, la voce malinconica di Georgia Hubley e il basso che scalda l'anima di James McNew creano arrangiamenti curati in ogni dettaglio e confermano come gli Yo La Tengo sembrano ormai aver trovato una formula magica, che fa risplendere di pura bellezza tutto quello che fanno.
Fade culla l'ascoltatore in questi grigi giorni di inverno facendo intravedere la luce: l'immagine del gigantesco albero dell'Overlook Park riportata sulla copertina, che appare anche nei video di Before We Run e Ohm, fa sognare la primavera. Le melodie risvegliano dolcemente dal torpore, come Cornelia and Jane che evoca le atmosfere notturne di And Than Nothing Turned Itself Inside-Out mentre la voce della Hubley sussurra languida "Let me hold on to you".
Il disco si chiude con un brano emozionante e struggente, forse il migliore tra tutti: Before We Run inizia piano con delicati arpeggi di chitarra, per poi crescere un po' alla volta e aprirsi definitivamente in un tripudio di corno e violini. Un finale perfetto, che sembra racchiudere l'essenza stessa degli ultimi cinque album della band.
In ogni storia d'amore che si rispetti ci sono momenti altissimi ed altri molto più quotidiani; Fade non è un disco travolgente ma è fatto di canzoni gentili che arrivano dritte al cuore: ascoltandole si ha la sensazione di passeggiare in una tranquilla sera di primavera, piena di promesse. "Every little thing just creeps up on you… it takes my breath away" ripete Kaplan in Stupid Things, e noi non possiamo che annuire, perchè se c'è una cosa che il trio di Hoboken ci ha insegnato è proprio questa: sono proprio le cose più piccole che fanno battere il cuore e rafforzano l'amore.
Vi ricordiamo che gli Yo La Tengo saranno in Italia a marzo per un'unica data live a Milano: i biglietti sono disponibili su Ticketone.
Inoltre il trio sarà il protagonista del prossimo appuntamento del nostro audioforum, che si terrà martedì 8 gennaio: a partire dalle ore 19:30 ascolteremo insieme il loro album And Then Nothing Turned Itself Inside-Out presso Beczar Music Society, a Padova. Clicca qui per maggiori informazioni.