I primi due dischi di questa settimana sono usciti il 14 gennaio, gli altri due il 15.
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[space height=”10″]Christopher Owens: Lysandre
Il disco d’esordio del frontman dei Girls l’abbiamo già ascoltato e recensito, ma non è che ci abbia convinti più di tanto. A parte il solito innegabile talento per le melodie, questo brevissimo dischetto (meno di mezz’ora) sembra più una necessità impellente di raccontare un arco narrativo autobiografico (in questo caso la sua breve e sfortunata storia d'amore con una ragazza francese) che un disco fatto per essere ascoltato dal pubblico: il che vuol dire troppi intermezzi e abbellimenti, poca sostanza. Ovviamente non mancano le belle canzoni, ma a meno che non siate dei fan sfegatati, vi consigliamo di recuperare Father, Son, Holy Ghost o aspettare il prossimo album solista, sperando che ci sorprenda di nuovo.
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[space height=”10″]Yo La Tengo: Fade
Anche questo l’abbiamo già ascoltato, ma è tutta un’altra storia: come si fa a rimanere delusi dagli Yo La Tengo dopo quasi trent’anni di onorata carriera? Album dopo album, i tre di Hoboken hanno ormai costruito un patrimonio di credibilità difficile da scalfire, e pare che anche in questo caso abbiano fatto centro, realizzando il loro album più omogeneo e conciso (solo 46 minuti). Da avere, come tutti i loro dischi…
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[space height=”10″]Dente: Cuore di Pietra
Non mi è mai piaciuto Dente: le sue nenie melense, condite da testi che fanno tanto “vita vissuta da noi giovani precari degli anni zero” lo rendono la versione zuccherosa e con ancora meno idee de Le Luci della Centrale Elettrica. Certo, poi ci si può identificare e alcune giravolte linguistiche possono colpire il bersaglio, non dico di no. Però io continuo ad avere l’antiquata idea che non basta l’identificazione del pubblico per fare qualcosa di valore in campo artistico, specie se alla fine musica e testi si ripetono quasi in ogni brano. Questo è un box con un'unica canzone riletta in varie versioni, "corredato da 10 schede a colori raffiguranti otto pietre preziose e con una piccola descrizione tecnica e i crediti musicali". Io passo, a voi la scelta…
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[space height=”10″]Mystical Weapons: Mystical Weapons
Quando non suona nei Deerhoof quel mostro di batterista che risponde al nome di Greg Saunier si diletta con interessanti progetti collaterali: questo in particolare lo vede suonare insieme a Sean “figlio di John” Lennon, in un progetto che probabilmente passerà il mio livello di tolleranza per le sperimentazioni musicali. Però però, ho sempre questo dubbio che mi attanaglia ogni volta che penso a Sean Lennon: possibile che con tutti quei geni (quelli di John, ma anche quelli di mamma Yoko Ono, che non è certo una stupida!) non riesca a sfornare qualcosa di buono prima o poi? Sì lo so, ormai ha quasi quarant’anni, ma io ci spero ancora…