Un altro mese e più senza trovare il benché minimo tempo per scrivere i miei amati pre-giudizi…che dire, ormai siamo al di là dell'emergenza e la sensazione è che dovrò mettere da parte l'idea iniziale di una rubrica a cadenza (più o meno) settimanale, almeno fino a quando le acque lavorative non si calmeranno.
Intanto godetevi questo veloce riassunto sulle uscite di fine giugno, luglio e inizio agosto: a malincuore questa volta ho dovuto tenere fuori singoli, ristampe e live, concentrandomi invece solo sugli album più importanti e/o curiosi. Buona estate, i pre-giudizi tornano ma non si sa quando!
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Bosnian Rainbows: Bosnian Rainbows
Partiamo da una premessa: non ho mai potuto sopportare i Mars Volta, le loro pomposità prog-rock, le ridicole copertine dei loro album, i titoli delle canzoni, insomma praticamente tutto quello che hanno prodotto Cedric e Omar nei loro dieci anni insieme. Per quanto mi riguarda i due sono riusciti ampiamente a cancellare qualsiasi buon ricordo mi fosse rimasto degli At the Drive-In, ma ora che si sono separati è arrivata l’ora di schierarsi e scegliere da che parte stare: certamente non con il chitarrista, che a quanto pare ha mollato il povero Cedric di punto in bianco e si è subito gettato a capofitto in questo nuovo gruppo, che già dal nome si annuncia ancora più ridicolo del precedente.
Compralo su Amazon a 15,23 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Stone Gossard: Moonlander
Dopo le avventure con gli ottimi Brad, il chitarrista dei Pearl Jam ci mette la faccia di nuovo con questo secondo album solista. Ci sono buoni motivi per immaginarsi un disco di canzoni oneste, ma non esattamente sconvolgenti, pervase da quella mediocrità a cui ci hanno abituati gli ultimi dischi della band di Seattle. A meno di immaginarsi un universo parallelo in cui Stone si è stufato del gruppo e riserva i brani migliori ai suoi dischi solisti, però ad occhio e croce la vedo un tantinello difficile…
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Editors: The Weight of Your Love
Questi non li ho mai capiti, ma è sicuramente colpa mia: ai tempi dell’uscita dell’album d’esordio li avevo liquidati come l’ennesimo clone degli Interpol (e quindi doppio clone dei Joy Division) fuori tempo massimo, e mai avrei potuto immaginare che saremmo stati qui a parlare del loro quarto album. Invece negli ultimi anni non potete immaginare quante persone con gusti musicali che stimo hanno dedicato intere mezz'ore a spiegarmi che “sono cambiati”, “non sono più solo depressi” e “hanno trovato la loro strada”. E va bene, avete vinto: ci darò un ascolto!
Compralo su Amazon a 13,58 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Jay Z: Magna Carta Holy Grail
Cosa c’è di più ridicolo del titolo di quest’album? Ah sì, farlo scaricare gratis sui telefonini di mezzo mondo attraverso uno scandaloso accordo con la Samsung , che rischia di creare un pericoloso precedente nell’(apparentemente) inarrestabile processo di svalutazione della musica a cui stiamo assistendo. Un intero album come regalino gratuito per chi acquista un cellulare della marca giusta: a quando le offerte 3X2?
Compralo su Amazon a 11,47 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Daughn Gibson: Me Moan
Questo ex camionista (che appariva con faccia truce e camicia di flanella d’ordinanza sulla copertina del suo esordio All Hell) pare sia stato illuminato sulla via di Nashville dallo spirito della buonanima Johnny Cash, e ora canta con il suo vocione da crooner tristi storie dalla campagna (nel senso di country) americana. Sulla carta potrebbe essere il mio genere, ma le recensioni finora non sono state entusiaste come per il debutto, quindi forse è il caso di andarci cauti.
Compralo su Amazon a 14,43 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Hebronix: Unreal
Daniel Blumberg è uscito dal gruppo, in questo caso i lanciatissimi Yuck che un paio d’anni fa ci avevano deliziato con il loro esordio assolutamente retro-anni ’90 come piace a noi. Ora dopo aver cambiato un paio di pseudonimi fa uscire questo album lo-fi che cercherà di farci dimenticare quanto suonavano bene le chitarre cristalline di Get Away. Dal momento però che gli altri tre hanno già mostrato di voler andare avanti da soli, non ho idea di quanto la riuscita degli Yuck potesse dipendere da Blumberg. Facciamo così: viva l’album solista di Daniel Blumberg, viva il (prossimo) album degli Yuck senza Daniel Blumberg, e vinca il migliore!
Compralo su Amazon a 15,35 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Robert Pollard: Honey Locust Honky Tonk
Lo so, sono l’unico che nel 2013 continua a salutare con gioia ogni album dei Guided by Voices o dei mille altri progetti paralleli di Robert Pollard. Ma in questo caso ho un buon motivo, al di là della nostalgia canaglia (che comunque è sempre un buonissimo motivo per ascoltare musica): le recensioni di questo diciannovesimo (!) disco solista dello zio Bob sono state quasi uniformemente positive, e alcuni si sono spinti fino a definirlo uno dei suoi album migliori degli ultimi dieci anni. Non aspettavo altro…una birra per Bob!
Compralo su Amazon a 15,63 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Speedy Ortiz: Major Arcana
Questa giovane band è riuscita ad attirare l’attenzione di un non più giovane ascoltare come il sottoscritto grazie ad un’ottima recensione su Pitchfork e ai seguenti dettagli: 1) Suonano indie rock con le chitarre 2) Hanno una cantante incredibilmente anni ’90 3) Nella suddetta recensione vengono nominati Pavement, Archers of Loaf, Liz Phair, Sebadoh, Dinosaur Jr. e Helium. State sbavando anche voi?
Compralo su Amazon a 14,26 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Andy Kaufman: Andy and His Grandmother
Avete visto Man on the Moon? Se per caso vi dovesse venire voglia di scoprire l’opera del geniale Andy Kaufman, immagino che un disco di sketch e assurdità varie non sarà esattamente il primo posto dove andrete a cercare, ma negli Stati Uniti pare ci sia un mercato anche per questi dischi e quindi eccolo qua, con tanto di marchio Drag City. Me l’immagino, il consumatore di dischi americano, che si compra questo CD e lo ascolta in macchina mentre va al lavoro, e ride tra una battuta e l’altra…sì, come no? Comunque, al di là del fatto che questo disco probabilmente se lo compreranno solo gli impiegati della Drag City, rimane il fatto che per i fan del personaggio qui c’è parecchio da scoprire: tra le sue tante stranezze, pare che Kaufman andasse sempre in giro con un registratore, e avesse l’abitudine di accenderlo nei momenti più inopportuni (ad esempio subito dopo essere andato a letto con qualcuna delle sue tante conquiste). Solo per appassionati/maniaci di Andy, comunque…
Compralo su Amazon a 17,38 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]David Lynch: The Big Dream
Ma David Lynch tornerà mai al cinema? L’uscita in soli due anni di due dischi fa pensare che questo sia ormai il suo mezzo d’espressione preferito, ed è un peccato perché, diciamocelo francamente, il Lynch regista è molto meglio del Lynch musicista. Ci possiamo aspettare i soliti strumentali senza capo né coda, e qualche momento azzeccato di inquietudine, ma la traccia migliore (la collaborazione con Lykke Li I’m Waiting Here) non è stata neanche messa sull’album…
Compralo su Amazon a 14,33 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Grant Hart: The Argument
Il ritorno di un eroe come Grant Hart (batterista degli Hüsker Dü, poi un grande vuoto riempito con eroina e tanto silenzio) non avrebbe mai potuto essere meno che grandioso: ecco qui un doppio concept album ispirato al Paradiso Perduto di John Milton, in poche parole una punk opera come lo era Zen Arcade. So che probabilmente il risultato non sarà all’altezza delle attese, ma a meno che Grant non abbia perso completamente il suo talento come songwriter, basteranno un paio di melodie azzeccate per farmi sganciare volenteri i miei quattro euro.
Compralo su Amazon a 14,04 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Divine Fits: Ain't That the Way / Chained to Love (Singolo)
Sì lo so che è un singolo e avevo detto che non avrei recensito singoli questa volta: ma dal momento che sono l’unico in Italia a stravedere per questo supergruppo (che comprende l’enorme Britt Daniel degli Spoon e Dan Boeckner degli Handsome Furs) direi che si può fare un'eccezione. Se non avete ascoltato il loro debutto dell’anno scorso, ora avete l’occasione di scoprirli con questo singolo, contenente due brani inediti. Come sono? Bellissimi, ovviamente.
Compralo su Amazon a 7,66 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Edward Sharpe & the Magnetic Zeros: Edward Sharpe & the Magnetic Zeros
Questa allegra combriccola di fricchettoni ha piazzato il loro brano Home di qualche anno fa praticamente ovunque, ma non è ancora riuscita a capitalizzare sul successo di quel singolo. Ora ci riprovano con un altro album, ma il giudizio è sempre lo stesso: one hit wonder, per quanto potesse essere carina quell'unica hit.
Compralo su Amazon a 7,87 euro
[divider scroll_text=””]
[space height=”10″]Fuck Buttons: Slow Focus
Tutti stravedono per questo gruppo, ma dal vivo mi sono sembrati una delle esperienze più fastidiose e senza senso dopo i Death Grips: droni, rumori e astrazioni elettroniche piuttosto ermetiche e noiose. Ok, ammetto che non sono esattamente il mio genere, ma questo alla fine è pur sempre un pre-giudizio: piuttosto che ascoltarli mi farei trapanare un molare, tanto l’accompagnamento sonoro sarebbe praticamente lo stesso. E poi, diciamocelo: hanno un nome veramente imbarazzante…