E' con grande piacere che vi presentiamo in esclusiva per Gold Soundz le Indiemood Sessions, una serie di video con protagonisti alcuni gruppi emergenti della scena italiana, realizzati dall'agenzia di produzione promozione musicale Indiemood Press Office!
Di cosa si tratta? Si potrebbero definire la versione italiana dei Take-Away Shows realizzati ormai da qualche anno dal sito francese La Blogothèque, ambientati però in quella che è senza dubbio la città più scenografica del nostro Paese, ovvero Venezia. Nei prossimi mesi vedremo alternarsi sulla barca restaurata dall'associazione Il Caicio alcuni dei nomi più interessanti tra quelli di cui parliamo abitualmente nella nostra rubrica Undersoundz Italy: per tutti ci sarà tempo per suonare una canzone in presa diretta mentre si aggirano tra i canali della Serenissima. In aggiunta al video, vi invitiamo anche a leggere le nostre interviste alle band selezionate, nelle quali scopriremo qualche particolare in più sulla loro musica.
L'appuntamento qui su Gold Soundz è per il 15 di ogni mese: oggi iniziamo con The Burlesque, promettente trio napoletano, che ci suonano la loro Easy Come! Easy Go!
Chi siete? Da dove venite? Dove state andando? Ma soprattutto…come ci state andando?
Siamo The Burlesque, stiamo andando ovunque la musica ci porti, stiamo andando in tutti i posti dove la musica è benvenuta e a casa nostra sono benvenuti tutti quelli che danno alla musica ancora una speranza. Come ci stiamo andando? Usiamo qualsiasi mezzo ci porti verso un palco e verso le persone. A Venezia, per esempio, ci siamo arrivati in barca!
Chi si nasconde dietro i testi delle vostre canzoni? Cos’è che state cercando di comunicare?
L’autore dei testi sono io, Fabio (voce e chitarra). I miei testi parlano della vita di oggi, dei “vorrei ma non posso”, dei “potrei ma non voglio”, delle situazioni fraintendibili, posti, parole, visioni, pensieri dei giorni nostri senza mai voler guardare per forza il passato con occhi malinconici. Credo fortemente che quello che si comunica con la musica abbia una forza addirittura maggiore di ciò che si comunica con le parole e tutto ciò che riesco a pensare, vedere, scrivere e suonare non sarebbe possibile senza gli altri 2/3 dei Burlesque: Dario (basso, cori) e Peppe (Batteria, synth, cori).
The Burlesque è un progetto dal respiro volutamente internazionale. Provenienza italiana, testi in inglese e qualche riferimento alla cultura francese. Come mai questa scelta stilistica? Qual è la vostra vera identità?
La nostra vera identità la puoi trovare quando siamo su un palco e nelle nostre canzoni. Nell’epoca del melting pot, non può esserci a nostro avviso un’unica nazionalità, un’unica identità. Noi siamo The Burlesque, siamo italiani, cantiamo in inglese, e abbiamo un nome francese; ciliegina sulla torta, la mia città preferita è Berlino.
Parlateci un po’ del vostro disco Cheap and Kool. Come è nato? Qual è stato il concept di partenza?
Cheap and Kool ha nel suo nome la risposta. E' uno slogan, una specie di manifesto del pensiero “burlesquiano”. Il concept è netto e univoco ma si apre a mille sfumature diverse (un po’ come le nostre canzoni). Diciamo che alla base c’è stata la domanda: “È proprio vero che sembrare semplici e diretti voglia dire per forza risultare superficiali?” La nostra risposta è chiaramente negativa e Cheap and Kool ne è il risultato. Il disco è uscito il 28 febbraio di quest’anno con Freakhouse Records & Booking – Hungry Promotion, che ci stanno aiutando e sostenendo in questo cammino: noi ne siamo davvero felici!
Il vostro genere si lega molto alla tradizione pop/rock anni ’80 – ’90. Quali sono le vostre “radici” musicali e soprattutto quanto vi hanno influenzato musicalmente?
Questa è la domanda più difficile di tutte a mio avviso, perché semplicemente non si parla più del progetto ma si parla di dove vogliamo collocarci nell’ambito musicale e noi, da band, non sappiamo mai rispondere. Siamo una band del Duemilaquattordici e non ce ne vergogniamo mica! Certo abbiamo ascoltato da Beck a Jack White, da Bob Dylan a Bowie, dagli Arctic Monkeys ai Vampire Weekend; io, ad esempio, ora sto ascoltando musica marinaresca inglese, eppure non credo che nel prossimo album canterò di quanto whiskey abbiamo bevuto sulla cassa del morto. Ironia a parte, era solo un modo per spiegare che le influenze ti piombano addosso, ti entrano dentro senza che tu lo voglia, e noi non riusciamo a collocarci in nessun posto proprio perché siamo ancora “vittime” di questo meccanismo, vivendo fortunatamente la musica nel presente.
Cosa pensate della scena musicale italiana di oggi?
Crediamo che i tempi stiano cambiando, solitamente quando c’è crisi di valori e crisi economica i contesti artistici diventano davvero ferventi e da lì si possono estrapolare perle di rara natura, ne vediamo tante in giro per fortuna. Logicamente si parla della situazione musicale italiana, vero? Mica della situazione dei Talent italiani? Perché quelli no, non soffrono alcun tipo di crisi!