Nome: Forsqueak
Città: Palermo
Genere: Progressive/Rock/Jazz/Alternative
File under: Mogwai, God is an Astronaut
Sito web: http://forsqueak.bandcamp.com/
I Forsqueak sono: Bruno Pitruzzella, Sergio Schifano, Luca La Russa e Simone Sfameli. Forsqueak si chiama anche il loro album, undici brani usciti lo scorso 24 maggio sotto l’etichetta Almendra Music.
Ascoltato con calma tutto il disco mi rendo conto che le cose da dire sono talmente tante che forse non basterebbero intere pagine per contenerle tutte, quindi è meglio procedere con ordine:
Punto 1. Quando la musica passa attraverso le mani di veri musicisti la si riconosce subito. Questi quattro ragazzi palermitani amano il jazz, la musica sperimentale, il progressive rock e l’ambient. Forsqueak contiene tutti questi generi, mescolati e trasformati, ricostruiti e fusi sapientemente. L’assenza di voce lascia libero spazio agli esperimenti strumentali, quello che ne esce è un suono compatto e solido, quasi come se si trattasse di un unico “fascio musicale” (passatemi il neologismo) che ti colpisce in pieno e non ti permette di distinguere le melodie dei singoli strumenti, così ben ordinati da sembrare uno solo. Forse anche merito di un lavoro in studio fatto veramente bene.
Punto 2. Se il compito principale dell’arte è quello di creare delle suggestioni e di trasportarti nelle atmosfere che crea, si può dire che l'obiettivo venga centrato in pieno da questo album. Ogni singola traccia crea intorno a sé un mondo intero, evoca sensazioni oggettive che non possono essere trascurate. Come tutta la musica strumentale anche in questo caso si sente quasi la necessità di trasformare in immagine ogni melodia, come se ci trovassimo di fronte ad un’infinita colonna sonora.
Punto 3. Le canzoni. Forsqueak "nasce dall’improvvisazione, diventa rigorosa scrittura e nuovamente torna all’improvvisazione, è un ciclo vitale” questo dicono i suoi autori. Quindi sembra quasi un insulto dover prendere in considerazione ogni singola traccia. Si tratta di un concept (un ciclo appunto) che non merita di essere interrotto ma va vissuto nella sua interezza. Commentare ogni traccia significherebbe dilungarmi in noiosi tecnicismi che comunque non servirebbero a nessuno. Le canzoni che più mi hanno colpito sono state Lapis, Settolto, Splastick e Well You Needn’t.
Punto 4. Una critica serve sempre per crescere, per conoscere prima sé stessi poi gli altri. Forsqueak è un album molto bello, che merita di essere ascoltato infinite volte, i Forsqueak sono bravi musicisti, forse anche troppo. Il disco risente a volte degli estremi virtuosismi individuali che a volte sembrano forzati (come il finale di Well You Needn’t). Un peccato l’assenza di voce che in un contesto così sperimentale avrebbe sicuramente potuto stupire.
Speriamo che il cammino dei Forsqueak possa continuare nel migliore dei modi, in questa continua ricerca di nuove sonorità, oggi sempre più necessarie in un panorama musicale italiano a volte così piatto.