A inizio giugno abbiamo incontrato Lee Ranaldo in occasione del suo concerto al Summer Student Festival di Padova. Dopo aver suonato uno splendido set insieme ai suoi The Dust (chiuso dalle cover di She Cracked dei Modern Lovers, Revolution Blues di Neil Young e Mannequin dei Wire), Lee si è fermato per quasi un'ora a scattare foto e firmare autografi con i fan, per poi dedicarci un po' di tempo per un'intervista.
Quello che segue è il resoconto di questa cordiale chiacchierata, durante la quale abbiamo parlato dei Sonic Youth, del suo ultimo LP solista Last Night on Earth, dell'uragano Sandy e dei suoi progetti futuri. Buona lettura!
Dopo trent'anni insieme ai Sonic Youth, ora stai suonando con una nuova band. Com'è suonare con un gruppo nuovo dopo tutti questi anni? Lo trovi più soddisfacente visto che sei il frontman e scrivi tutti i pezzi?
Beh non è che sia più soddisfacente, ma è più soddisfacente continuare a fare musica della quale sono molto fiero. Ho suonato per trent’anni con i Sonic Youth e poi le due cose si sono un po’ sovrapposte, un’altra band con la quale mi sto divertendo molto a suonare. Sai, è un animale molto diverso, i Sonic Youth erano un’unita collaborativa, quattro persone tutti membri allo stesso modo in un certo senso, in questa band invece sono solo io a scrivere i pezzi e a cantarli, quindi è una cosa piuttosto diversa ed è molto interessante per me farlo. Ma sai qualcosa come i Sonic Youth è una cosa molto speciale, non capita molto spesso. E’ una cosa molto diversa.
Ho sempre amato particolarmente i pezzi che hai scritto per i Sonic Youth, per me era come se fossero una narrazione parallela, una sotto-trama di una serie tv nella quale la trama principale è composta dalle canzoni di Kim [Gordon] e Thurston [Moore]. Pensi che le nuove canzoni rientrino in questa narrazione o c'è qualcosa di diverso nel tuo metodo di scrittura oggi? E ci sono delle influenze che non sarebbero rientrate nello "stile" Sonic Youth e che sei stato in grado di incorporare in queste canzoni?
Questa è una buona domanda. Penso che le mie canzoni nei Sonic Youth siano sempre state le più personali, ora mi sto spingendo ancora di più in quella direzione, cercare di scrivere canzoni molto personali. Nei Sonic Youth anche se Kim e Thurston cantavano molto più spesso di me, si mettevano sempre in mostra questi punti di vista diversi, anche nella musica: la musica rifletteva il punto di vista di Steve [Shelley], e il mio, e quello di Kim e di Thurston, insomma l’intera entità. Questa è una cosa diversa, cerco di riferirmi ad artisti che hanno significato molto per me quando ho iniziato ad ascoltare musica, non esattamente folk singer ma cantautori solisti molto personali; non i Beatles o i Rolling Stones o tutti questi altri grandi dei del rock che amo, ma Leonard Cohen e Joni Mitchell e Neil Young e Dylan, John Fahey e gente del genere. Mi sono messo a pensare a cosa rendeva la loro musica importante per me ed era un collegamento molto personale, era diverso dal modo in cui ti relazioni a un gruppo, ad esempio i Grateful Dead o i Television o i Minutemen. Se ti piacciono Leonard Cohen o Joni Mitchell o gente del genere lo senti a un livello molto personale, senti che le cose di cui parlano le conosci anche tu e in qualche modo le stanno cantando anche per te. Quindi stavo pensando a quel genere di musica e di conseguenza ho solo scritto delle canzoni e le ho lasciate venire fuori, a differenza di quanto ho fatto in passato, quando magari portavo un pezzo ai Sonic Youth e lo spingevo in una certa direzione [nella foga del discorso rischia quasi di cadere dal molo in riva al fiume dove stiamo registrando l’intervista, ndr]
Non spingerti troppo in là ora!
(Ride) Sì, infatti. Quello che voglio dire è che ora qualsiasi cosa esca fuori dalla chitarra se ha un bel suono la porto avanti.
Quindi possiamo dire che c’è una maggiore influenza cantautorale in queste nuove canzoni?
Sì, nei Sonic Youth si trattava di scrivere i pezzi tutti insieme, i nostri periodi migliori sono stati quelli in cui tutti scrivevamo i pezzi insieme in una stanza, non qualcuno che scriveva i pezzi a casa, li portava alle prove e diceva ‘Ecco una canzone, fa così, prima Sol e poi Do’. Questo non è mai successo nei Sonic Youth, ma in questa band invece sì, io dico ‘ecco come fa il pezzo‘ e poi ci lavoriamo. Tuttavia gli altri del gruppo hanno comunque un ruolo molto importante, specialmente in questo nuovo disco.
Quali sono le differenze principali, secondo te, tra questo nuovo disco e il precedente Between the Times and the Tides?
Beh la differenza principale è che questo è veramente il frutto del lavoro di una band. Ho portato tutte queste canzoni alla band e le abbiamo provate per mesi prima prima di registrarle e mettere a punto gli arrangiamenti e cose del genere. Per il primo disco invece avevo già le canzoni, pensavo che sarebbe stato un disco completamente acustico, ho chiesto a Steve di suonare su un paio di pezzi e la cosa è cresciuta, ma fin dall’inizio avevo idea che sarebbe stato semplicemente un disco in cui io suono le canzoni accompagnato da basso e batteria. Poi è arrivato Alan [Licht] e ha suonato qualche parte di chitarra, poi Nels [Cline, chitarrista dei Wilco, ndr] ha suonato qualcosa, poi [John] Medeski ha suonato l’organo e altre cose, ma non era una vera band, era gente che suonava in uno studio. Per questo disco invece abbiamo davvero lavorato sui pezzi come una vera band, questa è la differenza principale.
Il titolo dell'ultimo disco è Last Night on Earth, "L'ultima notte sulla Terra". Perché hai scelto questo titolo?
Un po’ mi dispiace averlo intitolato così, perché la fa suonare come se fosse un disco di fantascienza o qualcosa del genere, come se fosse un disco a tema. L’abbiamo chiamato così perché abbiamo pensato che fosse il titolo che funzionava meglio con la copertina del disco, che è una cosa piuttosto strana (ride). Volevo chiamarlo The Rising Tide, perché per me quella è la canzone più importante dell’album, ma un sacco di gente mi ha detto ‘Non puoi fare due dischi uno dopo l’altro con la parola Tide nel titolo!’, e alla fine mi hanno convinto, ma avrei veramente dovuto chiamarlo The Rising Tide. Comunque alla fine abbiamo deciso di chiamarlo Last Night on Earth per la copertina. Ci sono due o tre canzoni che sono state scritte a New York durante l’uragano Sandy, forse ne hai sentito parlare, e The Rising Tide era una delle canzoni scritte in quella settimana durante la quale non avevamo né luce né elettricità né riscaldamento. New York sembrava un racconto sci-fi in quel periodo e così ho scritto quella canzone che un po’ ricorda una storia di fantascienza alla The Road, conosci il libro di Cormac McCarthy? Era un’idea di quel genere, ‘L’ultima notte sulla Terra’, cosa faresti l’ultima notte sulla Terra? E’ un po’ una domanda cliché, ma volevo giocare un po’ con quell’idea.
Dove è stata scattata l’immagine di copertina?
La foto è stata scattata a Hoboken, vicino al nostro studio, da un tizio chiamato Michael Levine che ha lavorato con me e con i Sonic Youth per molti anni. Ha scattato lui la foto della band che sta dentro a Daydream Nation, quel grande poster. E’ un vecchio amico, ha fatto un sacco di fantastiche foto di Nirvana, Mudhoney e gente del genere. L’abbiamo scattata a Hoboken ma dopo ci abbiamo sovrapposto il disegno di un quadro realizzato da un tipo che vive in Massachusetts, tutti questi colori fantastici e sbavati, ecco perché ha un aspetto un po’ apocalittico ed ecco perché ho usato quel titolo.
Steve Shelley è di nuovo con te per questa nuova avventura. Non avevi paura che il suo modo di suonare potesse dare ai tuoi album un sound troppo simile a quello dei Sonic Youth?
Non l’ho vista in questa maniera, Steve e io apprezziamo entrambi generi diversi di musica e abbiamo in comune dei gusti simili, è sempre stato un piacere suonare con lui. Ho collaborato con lui sia dentro, sia fuori i Sonic Youth per tantissimo tempo, sul mio primo progetto solista From Here to Infinity eravamo io e Steve sul palco, e abbiamo fatto un intero tour europeo solo io e lui, realizzandoci cassettine da ascoltare a vicenda. Insomma, è solo perché siamo buoni amici, e viviamo vicini e lui è un batterista incredibile, oltretutto. Non ho mai pensato al fatto che potesse assomigliare ai Sonic Youth, perché senza Thurston o Kim non mi è mai venuto in mente che potesse suonare come i Sonic Youth. Specialmente quando abbiamo fatto il primo disco, c’è una forte influenza delle tastiere suonare da John Medeski, e mi sembra che non suonasse per niente come i Sonic Youth. Se potessi permettermerlo mi piacerebbe avere anche un tastierista sul palco, qualcuno che potesse suonare l’organo, sarebbe il mio sogno avere un organo sul palco, ma non è ancora stato possibile.
Ti vedi ancora con Kim e Thurston?
Ho appena visto Kim due giorni fa in Spagna, e ho suonato tre show con Thurston negli ultimi cinque mesi. Ne abbiamo fatto uno a Parigi a inizio aprile, uno a New York a gennaio e lui aprirà per la mia band a Londra il prossimo novembre. Ci vediamo un sacco, e Steve andrà presto a suonare dal vivo con Thurston, suona sul suo nuovo disco e così suonerà con lui anche dal vivo.
So che non sono affari tuoi, ma pensi che ci sia una qualche possibilità che in futuro loro due facciano pace, e i Sonic Youth possano tornare?
Non lo so, non ne ho idea. Mai dire mai. Al momento nessuno di noi ci sta nemmeno pensando, ognuno è molto coinvolto con le sue cose: Kim con i Body/Head e nel mondo dell’arte, e anche gli altri. Sai, tutto è possibile, penso che abbiamo avuto un bel lungo periodo in cui abbiamo lavorato insieme, ma al momento non penso al fatto se torneremo mai a suonare insieme, non ne ho nessuna idea.
I tuoi ultimi due dischi sono sicuramente i più orientati verso la forma canzone della tua carriera. C'è qualche possibilità che tu ritorni allo stile sperimentale dei tuoi dischi precedenti o ora ti senti più orientato verso il cantautorato classico?
Beh sono più focalizzato sullo scrivere canzoni, ma continuo a suonare molti show di musica noise astratta: faccio concerti insieme a mia moglie Leah Singer con proiezioni e musica, io suono una chitarra appesa con una corda al soffitto, che oscilla sopra alla testa del pubblico e la suono con un archetto. Ne abbiamo appena fatti due in Cina, e siamo stati in Islanda la settimana scorsa. Quindi continuo ancora a suonare molta musica astratta sperimentale, ma il mio focus principale al momento è la band. Suono ancora almeno 10 o 12 show di musica sperimentale all’anno. Suoneremo 2-3 concerti in Australia a luglio io e Leah, ma sto cercando di fare molte cose diverse, sto cercando di fare anche show acustici, la mia band sa suonare magnificamente in acustico, con contrabbasso, chitarre acustiche, ecc. Abbiamo appena registrato un album tutto acustico, con nuove versioni delle canzoni dei due dischi e alcune cover, e verrà pubblicato a settembre dall’etichetta spagnola del Primavera Sound. Hanno già pubblicato un singolo 7” con la nostra versione acustica di Revolution Blues di Neil Young e un’altra canzone di Sandy Denny dei Fairport Convention sull’altro lato. Penso sarà un disco fantastico, ma non saranno nuove canzoni, solo canzoni dai due dischi finora usciti e cover.
Parlando di Neil Young, cosa ne pensi di quello che sta facendo con Pono, in modo di fornire un’alternativa ai file mp3 che tenga in maggiore considerazione la qualità di quello che ascoltiamo? Lo appoggi nella sua battaglia o pensi che sia una causa persa di fronte a colossi come iTunes?
Non penso che vada a disturbare iTunes, penso che sarà una cosa che faranno presto iTunes e tutti gli altri, alzare il bitrate con file sempre più leggeri. Non penso che Neil sia l’unico che lo stia facendo al momento. Ma sul fatto se riuscirà o meno ad avere successo, non so se al pubblico generico che ascolta musica interessi così tanto la qualità del sound. Voglio dire, quando eravamo giovani noi si parlava continuamente di avere lo stereo migliore, di avere il suono perfetto, ora alla gente non gliene frega un cazzo, ascoltano la musica con questi piccoli auricolari e non sembra che importi a nessuno. C’è anche musica che suona meglio con quel tipo di sistemi. Penso che sia bello quello che sta facendo Neil, gliene stavo parlando a gennaio, lo appoggio in quello che fa ma non so se riuscirà ad avere successo. Sicuramente non è l’unico che ci sta pensando in questo periodo, tutti vogliono qualcosa di meglio dell’mp3, ma non un cd. Tutti vogliono un formato digitale ad alta qualità. Quindi succederà sicuramente, mano a mano che migliora la tecnologia si potranno fare file molto piccoli ma che suonano molto meglio degli mp3.
Pensi sia importante avere musicisti in prima fila come attori principali di questa ennesima evoluzione tecnologica?
Sicuramente, è per questo che è fantastico che ci sia Neil a dire queste cose e ad impegnarsi di persona!
Ultima domanda: è noto il tuo amore per la poesia e la scrittura. Sei stato influenzato da qualche autore particolare per gli ultimi due dischi?
Non tanto. Devo dire che negli ultimi tempi mi sono fatto influenzare più da cantautori, che hanno scritto grandi canzoni classiche. C’è una tale assortimento: dai più famosi ai più sconosciuti. Ho ascoltato moltissima gente che scrive parole che possano andare bene con la musica, più che scrittori di libri. Alcuni poeti sicuramente sono sempre importanti per me, ma sono andato a riascoltare i dischi che ho scoperto quando avevo 17-20 anni e ho cercato di capire cosa li ha resi importanti per me a quei tempi. Non li avevo ascoltati per anni e anni, e negli ultimi 4-5 anni ho ripreso ad ascoltarli e a cercare di capire perché erano così importanti. Non solo vecchi cantautori, ma anche Chan Marshall, Bill Callahan, Conor Oberst, cantautori moderni di quel genere.
Sopra: foto di Gabriele Temporiti per Gold Soundz, Lee Ranaldo al Carroponte di Sesto S. Giovanni (MI) – 20 giugno 2013