“Il blu è inafferrabile. Blu, o azzurro, è il cielo, il mare, l'occhio di un dio, la coda di un diavolo, una nascita, un volto cianotico, un uccellino, una battuta spinta, la canzone più triste, il giorno più splendente. Blu è gloria e potere, un'onda, una particella, una vibrazione, una risonanza, uno spirito, una passione, un ricordo, una vanità, una metafora, un sogno.
Blu è una similitudine.
Blu, lei, è come una donna”
Cristopher Moore, Sacré Bleu
La Vita di Adele (Blue is the Warmest Colour nella versione in lingua inglese), film del 2013 di Abdellatif Kechiche, è una pellicola che ha fatto molto parlare di sé. Interpretato in maniera sublime da un'inedita Lea Seydoux e dall'appassionata Adele Exarchopoulos, tratta dell'amore tra due donne in modo lieve e nuovo. Non è, come molti l'hanno etichettato con sufficienza, una storia tra due lesbiche. E' uno spaccato di vita, un percorso che parte dai banchi di scuola e finisce con la scoperta che la vita non sempre è come un romanzo di Marivaux, tanto caro alla protagonista.
Adele ha quindici anni e inizia ad affacciarsi timidamente sul mondo. Ama la letteratura, il cibo, la vita. E lo fa in un modo passionale, ingenuo, totalmente privo di schematismi. Dopo una breve e deludente parentesi amorosa con il compagno di scuola Thomas, Adele si innamora di Emma, una ragazza dai capelli blu vista per strada e poi incontrata di nuovo in un locale gay. La vita di Adele viene completamente stravolta, la sua passione si fa accecante, mai morbosa, sempre morbida, sempre ingenua. Emma, figlia di una famiglia aperta e progressista, vive la relazione liberamente, senza paure. Adele invece, che proviene da un ambiente conservatore, non riesce mai totalmente a razionalizzare il suo amore per Emma, pur essendo questo assoluto, totalizzante, carnale e profondamente vero. Così Kechiche segue l'ascesa e poi la caduta di questo amore, con uno stile quasi documentaristico.
Tutto il film è girato all'insegna del massimo realismo e proprio per questo motivo la colonna sonora è inesistente, eccezion fatta per i brani che ascoltano i personaggi. Permeato da un silenzio assordante, il film è interrotto solo dal rumore dei baci, avviluppanti, carichi di desiderio. In questo senso I Follow Rivers di Lykke Li arriva come un canto gioioso, durante una festa. Una canzone nuova, non inflazionata dai troppi ascolti, giacché sembra appunto di ascoltare un brano totalmente diverso.
You're my river running high, run deep, run wild
I, I follow you, deep sea baby,
I follow you
I, I follow, I follow you, dark boom
honey, I follow you.
Io ti seguo, ti seguirò sempre mio fiume, mio mare profondo, mio blu. Sembra quasi che la canzone assuma significato solo se ascoltata relativamente alle vicende di Adele ed Emma. Emma è questo per Adele, un fiume vorticoso, un mare in cui perdersi e riemergere continuamente, una canzone sempre nuova da ascoltare.
La svedese Lykke Li ci propone una hit che pare spensierata e ballabile, ma che è comunque in grado di esplorare universi interiori, grazie a un testo semplice ma efficace e sonorità orecchiabili che conferiscono pathos e dimensione reale a una "semplice" canzone pop. La scelta di questo brano risulta quindi pienamente azzeccata: è conosciutissimo, passato per tutte le radio, ballato in ogni circostanza. Ognuno di noi l'ha sentito almeno una volta, il che consente di essere più partecipi, di averne già memoria, e quindi di ascoltarlo in un modo diverso, calandosi nei panni di Adele, una ragazza che balla una canzone ma che al contempo la sente veramente dentro di sé, consapevole che in un qualche modo è di lei che sta parlando.