The Cribs – For All My Sisters (Recensione)

The Cribs – For All My Sisters (Recensione)

2017-11-08T17:15:44+00:0030 Dicembre 2015|


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A tre anni dall'ultimo lavoro i Cribs tornano con un disco colorato, effervescente, decisamente pop: una svolta rispetto al passato, ma che non rinnega l'essenza indie rock.

7/10


Uscita: 23 marzo 2015
Sonic Blew / Sony RED UK
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Riecco da Wakefield, per nulla provato dopo In The Belly Of The Brazen Bull (2012), il terzetto britannico che dal 2004 movimenta il panorama dell'alternative rock inglese. Da sempre amati in patria, i Cribs ritornano carichi di potenzialità che portano questo nuovo lavoro a piazzarsi come una gradita novità nell'ambito dell'underground britannico, grazie a una dozzina di pezzi brillanti, freschi, improntati a un sound diretto e quasi danzereccio.

For All My Sisters, distribuito da Sonic Blew e Sony RED UK, è stato registrato a Wakefield e mixato al Magic Shop di New York, ed ha come produttore Ric Ocasek, già vocalist dei Cars e affermato produttore pop, ad esempio sul famoso Blue Album dei Weezer. Già dal singolo che lo ha anticipato, Burning For No One, veniamo proiettati in quella che sarà poi l'atmosfera di tutto l'album: una sequela di tracce decisamente allegre dove le chitarre, distorte ma non troppo, creano il giusto pattern per permettere l'inserimento vuoi di falsetti nei ritornelli, vuoi di puntate noise rock, vuoi di un'attitudine punk a tratti inequivocabile. In questo brano la band mette in luce la sua capacità di rielaborare sonorità mainstream, attraverso un gioco di riff sincopati e synth che fanno virare il pezzo verso ritmi quasi dance. Una bella svolta per chi li ha conosciuti con il sound lo-fi dei loro primi due dischi o di Men’s Needs, Women’s Needs, Whatever (2007): non dimentichiamoci che ai tempi il trio veniva accostato a band di inizio anni Duemila come The Strokes, Mando Diao, o Arctic Monkeys, insomma quanto di più lontano dal dancefloor.

Notevoli anche Finally Free, traccia di apertura energica e sicura di sé, con chitarre movimentate in pieno stile Cribs, e An Ivory Hand, prima anticipazione ascoltata a gennaio, nella quale è impossibile non toccare con mano la presenza di Ocasek. Un inizio brillante, ben giocato sull'alternanza di sonorità pop e più rock sino a circa metà album, quando dopo la divertente e insofferente Mr. Wrong il clima si fa più pacato in brani come Simple Story, nella quale le voci si chetano. Molto atmosferica, sin dal titolo, Pacific Time, freschissima e stroboscopica Diamond Girl, piacevole nella sua intro tutta acustica Spring On Broadway, e davvero in linea con il classico sound indie punk alla Cribs City Storm, sino alla vera perla rappresentata da Pink Snow, distorta eppure orecchiabilissima, forse l'anima dell'intero full-length.

Insomma, nonostante il rischio corso scegliendo di avvicinarsi al mainstream, i fratelli Jarman sono riusciti a non rinnegare la propria personalità, ricamando attorno al nucleo indie rock dissonante dei loro esordi un abito pop che sanno indossare con disinvoltura. Buona idea i cori che danno corpo alla voce di Gary Jarman, buona idea anche i riff semplici senza essere banali, facili da tenere in mente: For All My Sisters è un ascolto frizzante, gradevole, liberatorio, che conferma ancora una volta il potenziale di questa band fuori dagli schemi.