Nessuno potrà mai cancellare dalla mente e dal cuore la strage di Parigi. L'orrore consumatosi al Bataclan ha colpito spietatamente, fra le vittime, giovani appassionati e animati dalla bellezza di ascoltare un concerto, di celebrare la musica.
Ciò che si sente ripetere più spesso in queste settimane è che, però, un lutto così doloroso non può e non deve tramutarsi in una battuta d'arresto paralizzante: l'arma più forte che si possa spianare è il coraggio, conservare gelosamente il ricordo di ognuno di quei ragazzi, portandoli con sé nella nostra quotidianità.
Così si respira un'aria tesa due giorni dopo il tragico 13 novembre, quando all'Atlantico di Roma è previsto l'attesissimo ritorno in Italia dei Godspeed You! Black Emperor. Ci si domanda che fare, cosa potrebbe accadere: sulle bacheche dei social network che pubblicizzano l'evento, in moltissimi rimettono in vendita il proprio biglietto, tanto che sembra quasi impossibile che la data non sia stata annullata.
Eppure, perché di coraggio si parli, non ci si può far fermare. Ed è così che arriviamo nel parcheggio dell'Atlantico gremito, a far svanire la tensione accumulata. Non tutti hanno rinunciato a esserci, anzi, partecipare è un atto d'amore.
L'atmosfera non è quella di sempre, purtroppo: le luci della sala concerti sono accese sul fondo, le porte aperte, gli agenti della sicurezza piantonano le uscite e spesso si aggirano fra il pubblico a controllare la situazione. Inevitabile accadesse, e sicuramente preventivo. Gran parte dei presenti spesso si allontana dall'area del palco per fumare nervosamente, un andirivieni continuo che, il più delle volte, svuota quasi la pista. Non è un live che si gode al 100%, è deconcentrato, come col respiro sospeso.
La band al completo comincia a suonare puntuale alle 23: sullo sfondo, visual oscuri di tempeste, stormi che si innalzano in cielo, frammenti di natura. Entriamo su Storm, ed è come ricevere un caldo abbraccio: ognuno dei musicisti crea un elemento sonoro, che insieme agli altri diviene armonia. La qualità del suono però non è eccezionale, e questa è sicuramente una grossa perdita per un gruppo così ricco ed emozionante.
Scorrono i pezzi dell'ultimo album Asunder, Sweet and Other Distress: Lamb's Breath, Asunder Sweet. Nessuno scatta foto, tutti mantengono un religioso silenzio. Chi è accorso questa sera, lo ha fatto per non sentirsi solo. Insieme sotto palco, il timore e l'ansia di ciascuno sono esorcizzati, divengono energia trasmessa alla band, e di rimando agli occhi assorti di chi sta assistendo a questo spettacolo.
Monheim, poi un brano inedito, e The Sad Mafioso: due ore di concerto senza fretta alcuna, cristallizzate nella notte di una Roma congelata. Non si può recriminare nulla, o trovare difetto di sorta a questo live: i Godspeed si sono distinti per assoluta eleganza, come sempre dall'inizio della loro carriera; i pezzi sono stati eseguiti magistralmente, nessuna imperfezione o incertezza.
Tuttavia la riuscita complessiva dell'evento non è stata massima, ma non poteva che essere così; se lo stesso live fosse stato programmato una settimana prima, i cuori di band e pubblico sarebbero sicuramente stati più leggeri. Tuttavia, è stato memorabile per chi c'era e lo racconterà, perché, ancora una volta, è stata la musica a sovrastare il male, lasciandolo fuori da quelle porte.
Setlist:
Hope Drone
Storm
Peasantry or 'Light! Inside of Light!'
Lambs' Breath
Asunder, Sweet
Piss Crowns Are Trebled
Murray Ostril: "…They Don't Sleep Anymore on the Beach…" (tape)
Monheim
(Unknown) (new song)
The Sad Mafioso