Dopo Artemoltobuffa, Phill Reynolds e Ulisse Schiavo, è il momento di un nuovo capitolo delle Indiemood Sessions realizzate da Indiemood Press Office in esclusiva per noi di Gold Soundz: questa volta il protagonista è Lorenzo Mazzilli, in arte The Giant Undertow.
Qui sotto lo potete vedere suonare tra i canali di Venezia, a bordo della barca restaurata dall'associazione Il Caicio. A seguire poi trovate anche la nostra intervista con Lorenzo!
Ciao Lorenzo, iniziamo col parlare della tua storia: quando nasce il progetto? Avevi altre esperienze alle spalle?
Ciao! Il progetto è iniziato in sordina e in modo molto naturale. I primi pezzi sono nati mentre suonavo altre cose con diverse band (Barranco, Smokidd) e ho sentito l’esigenza di fare qualcosa più o meno da solo. Era settembre 2012 se non sbaglio, stavo lavorando in una cantina durante la vendemmia, e nei pochi momenti liberi, probabilmente avvinazzato, mi sono usciti i primi pezzi. Non volendo forzare la cosa, sono passati quasi due anni prima che sentissi di dover rendere partecipi altre persone, era quasi faticoso doversi scoprire. Nel frattempo le canzoni sono cresciute, si sono modificate, e dopo qualche uscita da solo ho iniziato a collaborare con amici musicisti per ampliare le sonorità del materiale. Da qualche mese suonano con me, praticamente fissi, Frank (chitarra) ed Emanuele (batteria), e ci troviamo alla grande.
C'è qualche artista che ti ha ispirato particolarmente?
Restando sul folk ti posso dire che sicuramente Micah P. Hinson e King Dude mi hanno colpito molto, come anche le sperimentazioni degli Akron/Family, e per contro, le atmosfere desert dei Giant Sand. Suonando con i The Johnny Clash Project (l'altro mio gruppo) ho invece potuto approfondire elementi outlaw country, che un minimo emergono anche nei pezzi che scrivo come The Giant Undertow. Altri ispiratori più o meno lampanti ce ne sono, di quasi tutti i generi, ma non ti riuscirei a fare un elenco senza sentirmi in colpa verso quelli che dimenticherei. In generale, ultimamente, cerco la musica in modo molto poco metodico, mi ubriaco di piccoli concerti, compro dischi di generi lontani da quello che suono e cerco di godermi e assorbire le cose buone qua e là.
Parlando del genere che suoni, si può dire che calchi delle sonorità abbastanza inconsuete nel panorama underground italiano e che portano direttamente alla tradizione del desert sound americano. Però in alcuni brani (Ditchwater, ad esempio) si può cogliere un'influenza quasi morriconiana: unire queste due attitudini musicali per te è un fatto normale o è il frutto di una ricerca sonora ben definita?
Penso che il panorama italiano sia abbastanza vario e al di là delle tendenze più gettonate e prevedibili dell’indie nostrano, ci sono molte band interessanti che suonano da dio. Per quanto riguarda i miei pezzi l’esterofilia direi che è evidente ed elementi, come dici tu, morriconiani, appaiono qua e là nei brani, per arricchire e dare ambiente. Quindi non parlerei di attitudine, ché quella si individua al di là degli orpelli, ma di elementi inseriti anche per colorazione stilistica, cercata o capitata per caso, come possono essere frammenti tex-mex piuttosto che oscurità alla Nick Cave. Al di là del nucleo vero, originale di una canzone, poi mi piace giocare con gli stili e i riferimenti: di base faccio pezzi crudissimi, poi si vede se e come poterli vestire. E gli stravolgimenti sono sempre in agguato: pensa che Ditchwater all’inizio era un pezzo garage, poi è uscito il fischio che ha rivoltato tutto!
Tramite le sonorità molto cupe che caratterizzano il progetto, vuoi esprimere alcuni particolari stati d'animo?
Certi stati d’animo sono il punto di partenza e il motore principale dei pezzi. E’ innegabilmente un approccio che ho sempre sostenuto e che mi viene naturale, soprattutto in un progetto molto personale come The Giant Undertow, in cui non ci sono messaggi espliciti e il fattore ‘espressionistico’ ed empatico vale tutto.
Quali progetti hai per il futuro?
A fine maggio andrò in Germania per qualche data in solitaria e per altre gozzoviglie musicali, poi c’è qualche bella situazione in programma anche qui in zona, e in estate ci si chiuderà in studio! Il progetto futuro è quindi un buon disco, magari ampliando formazione e collaborazioni, oltre che suonare bene e molto: incrociamo le dita!