Club to Club si è ormai affermata come una delle più grandi realtà musicali italiane. All’interno degli eventi #c2c possiamo sempre ascoltare artisti di altissimo livello, molti dei quali non avremmo mai potuto ascoltare in Italia. Dopo le prime edizioni a Torino, quest'anno il festival è sbarcato anche a Milano, allargando la sua fama e bacino di utenti, e debuttando con il botto: non è da tutti infatti portare in Italia per un'unica data live gli Animal Collective, ancora freschi dalla pubblicazione del loro decimo album Painting With, uscito a febbraio.
Ad aprire per il trio è stata chiamata GFOTY, cantante londinese al suo debutto in Italia; la ragazza (appartente al collettivo PC Music) non ha ancora inciso un LP ma già si è fatta conoscere tramite alcuni singoli. Ci troviamo di fronte ad una delle proposte più all'avanguardia del panorama londinese: GFOTY cattura subito la folla con il suo pop acido fatto da mille voci, tanto che è difficile distinguere quando stia effettivamente cantando o no, con un sospetto effetto playback. Il palco è occupato solamente da lei e da due ballerini, nessuna band o dj; basta poco per assistere alla follia della ragazza che si dimena alla Lady Gaga sulle sue tracce, che finiscono spesso con grandi bassi e cassa a più non posso, oscillando tra un pop acido e una sottospecie di techno confusionaria e malata di cui ci si innamora al primo ascolto. Non è difficile capire perché sia lei ad aprire per gli Animal Collective: la sua musica si immette alla perfezione nel solco lasciato dalla band, con i suoi rumori, la sua psichedelia, la sua confusione e lo scardinamento di qualsiasi canone classico di musica; una musica che arriva diretta, tribale nella sua digitalizzazione.
Subito dopo è il turno dei protagonisti assoluti della serata: i quattro di Baltimora non sono dei gran chiacchieroni e, appena saliti sul palco, senza perdere troppo tempo cominciano il loro show. La scenografia è semplice ma di impatto, le luci psichedeliche catturano lo sguardo degli spettatori e lo concentrano sulle proiezioni che fanno da sfondo; insomma, è tutto è come deve essere, in un'atmosfera intima e travolgente. Il primo pezzo è Spilling Guts, che subito lancia al meglio il concerto con i suoi beat elevati, facendo danzare la folla. La band prosegue nel suo live ininterrottamente, come fosse tutto un unico brano amalgamato con estrema cura e precisione. Nella prima parte della serata viene lasciato spazio ai pezzi di Painting With, il quale si differenzia dai lavori precedenti per la maggiore ballabilità: la serata diventa subito scoppiettante, con suoni (come dichiarato dalla stessa band in un'intervista) più punk e di conseguenza più aggressivi
Il live degli AC è molto diverso da quanto riportato sui dischi: in On Delay ci accorgiamo chiaramente di come le voci e i cori suonino (irrimediabilmente) più “umani”, meno digitali, e di conseguenza più sinceri. Poi è il turno di Bees, vecchio brano appartenente a Feels che rallenta il ritmo; una scelta apprezzata dalla folla, che accoglie il pezzo con grida e applausi: è il momento in cui tutto il pubblico dei Magazzini Generali rimane incantato e fissa gli occhi sul palco, ognuno trasportato dalla musica nei suoi viaggi mentali e nei suoi ricordi.
Nonostante il coinvolgimento dei fan, gli Animal Collective sul palco restano comunque molto freddi e distaccati: ognuno suona completamente immerso ognuno nel proprio strumento, più che una band sembra di essere di fronte a degli ingegneri del suono. Quando il pubblico riconosce l’attacco di Floridada nel mezzo del muro di suono la location esplode e non si smetterà di saltare per tutta la canzone, che dal vivo suona in maniera impeccabile (quasi più travolgente della versione in studio). 4 minuti che sembrano un’eternità nello strano mondo Animal Collective, ma ormai il live sta giungendo alla fine e dopo una breve pausa i ragazzi tornano sul palco per suonare “un altro paio di canzoni”, come dice Avey Tare. Ovviamente non c’è momento migliore per la ballata weird Alvin Row (da Spirit They’ve Gone, Spirit They’ve Vanished), un classico della band che già tutti conoscono bene; poi si arriva a Daily Routine (da quel capolavoro di Merriweather Post Pavillion), che quasi commuove per quanto riesca a scavare direttamente nel cuore di ognuno. Parte un canto collettivo magari non esattamente bello, ma rappresentativo di come questa band sia simbolo di una generazione, di un cambiamento, di un nuovo modo di fare musica.
Cosi come erano saliti sul palco se ne vanno senza grandi uscite di scena; li si incrocia fuori dal locale mentre aiutano a smontare e ricaricare la strumentazione, senza mostrare neanche qui troppa voglia di abbandonarsi ai fan, a quanto pare sembrano molto riservati. Un live che però ha lasciato un’ottima impressione sia tra i fan di vecchia data che non, a dimostrazione di come questa band continui ancora a stupire e colpire: è lecito aspettarsi ancora qualche grande sorpresa da Avey, Panda e Geologist in futuro.