Nuovo inizio per il Meeting delle etichette indipendenti di Faenza, che compie vent'anni e cambia nome: ribattezzata Nuovo MEI – Meeting degli indipendenti, dal 23 al 25 settembre andrà in scena una prima edizione rinnovata dal punto di vista del programma e delle attività, con un'interessante novità che coinvolge anche noi di Gold Soundz. Nelle giornate di sabato 24 e domenica 25 il MEI ospiterà infatti il primo Festival del giornalismo musicale, un evento durante il quale giornalisti provenienti da tutta Italia e da esperienze diverse (carta stampata, web, radio, tv…) si confronteranno per discutere il futuro di questa professione.
In attesa di partecipare attivamente alla discussione, abbiamo intervistato il patron del MEI Giordano Sangiorgi, che ci ha parlato del programma, degli eventi musicali e di come immagina il futuro della musica indipendente italiana.
Cosa ci possiamo aspettare da questa edizione del MEI? Quali sono le novità rispetto alle scorse edizion e gli eventi su cui puntate maggiormente?
La novità è che chiudiamo questa fase di celebrazioni dei 20 anni del MEI, che ci hanno portato a realizzare prima una compilation doppia, un libro, le quattro puntate di Rotte Indipendenti sulla scena musicale indipendente italiana fatte su Sky Arte (che tra l’altro proietteremo al MEI) e tante altre iniziative. La chiuduamo proprio con il concerto emblematico di Daniele Silvestri, che sabato 24 settembre sarà al MEI in Piazza del Popolo a Faenza per un concerto gratuito, ricordando quando lui venne alle prime edizioni del MEI con un banchetto con la sua etichetta discografica indipendente dell’epoca, la Panama. Ai tempi produceva alcune band dell’epoca e ascoltò tantissimi giovani che approdarono ovviamente al suo stand quando lo videro. Siamo quindi di fronte al passaggio del testimone generazionale completo. Questo è stato l’anno in cui anche questa transizione si è compiuta nell’ambito del mercato, abbiamo nuovi artisti che saranno al MEI che fanno la nuova musica indie di oggi: penso a Motta che abbiamo premiato come migliore artista indipendente dell’anno, oppure a quelli che stanno rinnovando il pop come Calcutta, che aprì il MEI di Roma che facemmo alla Pelanda; penso a Ghali, un rapper emergente che sarà nostro ospite. Cito solo questi ma sono tantissimi altri gli esempi di un ricambio generazionale che va a cambiare la nuova musica indipendente con nuovi artisti, nuovi produttori, nuovi promoter che saranno tutti al nuovo MEI quest’anno, che si chiama così non a caso perché vuole rappresentare la ripartenza. Come lo stesso MEI di 20 anni fa aveva allora i giovani promoter, produttori, artisti tra i 20 e i 30 anni, oggi al MEI ci sono questi, e quindi diciamo che la nostra “mission” è compiuta. Continua a procedere nel modo in cui vogliamo: il MEI è una piattaforma che deve continuare a essere un incontro/confronto per valorizzare la nuova scena musicale che sta emergendo, e quindi per dargli un volano, una spinta, un lancio, un’opportunità di visibilità complessiva.
La cosa particolare che mi colpisce è questa volontà di affiancare artisti affermati e emergenti: guardando il programma si notano moltissimi nomi praticamente sconosciuti, però c’è anche Silvestri. E’ questa la vostra idea?
Sono totalmente sconosciuti ed è il 90% del nostro programma. L’”orgoglio” che si può avere dopo 20 anni indie di MEI è quello di scoprire che noi al MEI avevamo sempre uno-due anni prima dei nomi che poi dopo sono diventati colonne della nuova musica italiana. Quindi diciamo che in qualche modo questo sta a esemplificare quanto sia importante la scena indipendente oggi, perché è da lì che escono gran parte dei nuovi talenti e gran parte di quelli che stanno facendo la musica attuale a livello nazionale.
Al di là del programma musicale degli artisti presenti, una delle novità principali è questo Festival del giornalismo musicale, una due giorni in cui gli addetti ai lavori si confronteranno tra di loro su diversi argomenti: come ti è venuta l’idea di organizzare questa iniziativa e qual era il tuo scopo quando ci hai pensato?
Uno degli elementi è quello che il MEI in qualche modo ha sempre rappresentato l’innovazione nel format: siamo stati i primi vent’anni fa a mettere il CD al centro di un evento, e non il palco col pubblico sotto, mettendo tutti alla pari attorno al CD; poi ci siamo occupati di valorizzare i migliori artisti attraverso dei premi giornalistici; abbiamo valorizzato per la prima volta il videoclip che prima non veniva considerato; ci siamo poi spostati in tempi ancora non sospetti (2006-2007) sul live, immaginando che in un futuro online il mercato del CD sarebbe crollato e quindi il live sarebbe diventato importante. Abbiamo cercato di ribaltare il concetto di festival alla prima edizione del nuovo MEI anche quest’anno, mettendo come primo evento già pensato a giugno quello di un forum sul giornalismo musicale, cioè non fare un festival e poi invitare i giornalisti, ma il contrario. Una kermesse di giornalisti perché da un po’ di tempo continuo a leggere il dibattito su dove va a finire la musica nel nostro Paese, quella soprattutto dei giovani e degli emergenti, e al MEI ne hanno parlato artisti, promoter, produttori e associazioni. Abbiamo pensato di chiedere ai giornalisti, che in genere raccolgono questi pareri. Ma soprattutto organizzare un grande dibattito con opinioni diverse che si scontrano su dove a finire il giornalismo musicale, quello che oggi è a metà strada fra la carta e l’online, con in mezzo ovviamente la radio, la tv e tanti altri mezzi, e tra la critica e il marketing. Abbiamo fatto questa proposta che ha subito raccolto consenso: con il primo lancio che abbiamo fatto, sono arrivati in 3 giorni oltre 60 adesioni, questo per dire come il tema è veramente sentito. In più c’è stato il patrocinio anche dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti che ha messo a disposizione la sua piattaforma per i crediti e quindi diciamo che anche qui abbiamo aperto un canale nuovo, che è quello dal quale magari possono venire fuori indicazioni e suggerimenti per l’immediato futuro.
Questo forum arriva in un momento abbastanza particolare per questa professione: eventi del genere sarebbe bene se potessero riuscire a dare al giornalismo musicale la stessa dignità del giornalismo “serio” in un momento in cui chi sceglie questo lavoro fa fatica anche soltanto a essere riconosciuto come professionista, in particolare in ambito musicale.
Guarda io ho fatto il collaboratore musicale del Resto del Carlino per dieci anni [ride], quindi lo so bene! Diciamo che il tema è un po’ più ampio sul tema del giornalismo. Ho pensato di fare un forum proprio perché vorrei che uscissero da lì le risposte, io non ne ho, sinceramente faccio fatica.
Però è la prima volta che mi capita di trovare un evento che tratta il giornalismo musicale con la stessa dignità che al giornalismo “normale” viene data da eventi come il Festival del Giornalismo…
Infatti questo abbiamo voluto fare: dare un ruolo. Come c’è ad esempio il giornalismo politico, che ha questo ruolo in cui il giornalista è al pari del suo interlocutore, con pari dignità, abbiamo voluto fare in questo modo.
Tra gli ospiti ho visto che ci sono colleghi affermati della carta stampata, così come le nuove realtà editoriali online: avete cercato di mettere tutti sullo stesso piano, in modo da avere una panoramica più ampia possibile?
Sì perché è da lì che nasce un confronto/scontro significativo, che è quello che piace al MEI, fare in modo che si incontrino opinioni diverse da punti di vista diversi per trovare delle sintesi utili.
Ma per te c’è ancora la distinzione che c’era fino a pochi anni fa, quando l’opinione di chi scriveva per un quotidiano aveva, al di là di quello che diceva, più peso e più capacità di influenzare rispetto a chi scriveva online magari delle cose anche più interessanti?
Credo che questo sia a seconda del pubblico al quale ci si rivolge. E’ del tutto ovvio che un nativo digitale di quindici anni non sa probabilmente neanche dell’esistenza di questi nomi ai quali tu fai riferimento, mentre al contrario per uno della mia generazione è interessante l’opinione di un big del giornalismo, mentre magari non sa che vi sono altre opinioni in alcuni segmenti online che invece sono visitatissimi dai giovani. Quindi qui ci troviamo di fronte proprio a quello che sta accadendo un po’ anche con la musica: due o forse più canali nella frammentazione della distribuzione della musica e soprattutto nelle modalità di consumo.
Al di là del festival del giornalismo musicale, l’altra cosa che si nota nel programma è che avete deciso di organizzare un grande concerto in onore di Lucio Battisti, un cantautore a cui nonostante l’enorme fama in passato non sono stati dedicati grandi eventi retrospettivi. Pensi che possa essere la base per una riscoperta di Battisti, visto anche l’interesse dimostrato dai giovani autori della musica indipendente italiana?
Intanto abbiamo voluto segnalare un fatto: che un grande artista prematuramente scomparso (tra l’altro vent’anni fa), con dischi di quarant’anni fa, senza che venga promosso in alcun modo per volontà della vedova, grazie al passaparola e al tam tam riesce a essere un punto di riferimento importante per gli artisti importanti di tre generazioni. Credo che di Lucio Battisti oggi si possa dire che forse siamo di fronte al primo musicista classico della musica popolare contemporanea italiana. E quindi visto quello che dicevi anche tu, le continue citazioni soprattutto da parte dei nuovi artisti emergenti, che a me hanno fatto molto piacere per questioni generazionali, essendo un fan di Battisti dell’epoca in cui lui prima con Mogol, poi dopo con Panella fece quegli straordinari dischi, abbiamo pensato che era giusto renderlo evidente e quindi omaggiare con questo nuovo MEI quello che è un punto di riferimento anche per le generazioni attuali. Da questo punto di vista crediamo quindi di aver fatto un’operazione che tra l’altro non vuole né reinterpretare le sue canzoni, né proporre artisti che cercando di imitarlo, ma semplicemente artisti che dicono di fare riferimento a lui. L’anno scorso l’artista indipendente dell’anno che abbiamo votato, Iosonouncane, ha fatto un disco chiaramente molto ispirato a Lucio Battisti. Leo Pari, ma anche molti altri che saranno al Mei nelle loro interviste spesso citano dischi di Lucio Battisti e quindi significa che Lucio Battisti oggi è ancora molto vivo, molto presente, tenendo conto che in più non vengono fatte azioni promozionali su di lui di nessun tipo. Quindi vuol dire che la sua opera d’arte è veramente importantissima.
Sperate che questo concerto possa dare il la ad altri eventi su Battisti in futuro?
Questo non dipende da noi, può essere che ci venga in mente di fare qualcosa più avanti su questo artista specificatamente, però intanto abbiamo dedicato il MEI a lui. Credo che dal punto di vista della cultura musicale sia importante capire questo: che lui è un riferimento per le nuove generazioni.
Il MEI ha sempre avuto la caratteristica di riuscire ad anticipare le tendenze musicali della scena indipendente italiana: se dovessi scommettere su quale potrebbe essere la tendenza che vedremo in futuro, che cosa diresti?
Guarda, noi ad esempio apriamo con il liscio indipendente di Extraliscio il 23 settembre, poi chiudiamo anche con altri progetti legati a questo. Oggi credo che un contrasto all’omologazione musicale, alla globalizzazione, alla deriva pop mainstream di canzonette più o meno tutte uguali in ogni angolo del pianeta, sia quello che fanno un po’ di artisti della scena indipendente italiana, che stanno cercando di riappropriarsi della tradizione musicale della loro terra, quella migliore ovviamente. In Romagna c’è stato il boom: erano un po’ di anni che ci lavoravamo a seminare questa cosa, e ci troviamo a presentare un progetto che si chiama Extraliscio, dopo il boom che abbiamo avuto questa estate con La notte del Liscio, che abbiamo proposto incrociando orchestre della tradizione del folklore romagnolo con band indipendenti che hanno riproposto il miglior liscio. Presentiamo questo progetto Extraliscio che è di Mirko Mariani dei Saluti da Saturno, capo orchestra di Vinicio Capossela, con Moreno Il Biondo e Mauro Ferrari che fanno parte della tradizione del folklore. Ma potrei aggiungere che in questo periodo alla Notte del Liscio che abbiamo organizzato con la Regione in 30 comuni, sono venuti L’orchestrina di Molto Agevole con Enrico Gabrielli che ha fatto cantare Romagna Mia a Manuel Agnelli, e il Collettivo Ginsberg che sono dei giovani di Forlì che sembrano gli Area del 2010 e hanno fatto il lato B della loro band che si chiama Mister Zombie. Tra l’altro li abbiamo portati in questi giorni a suonare in Calabria proprio il liscio rifatto da loro. Ovviamente questo è un fenomeno, poi ce ne sono tanti altri: Scaricatori di Portico, Dal Vangelo Secondo….insomma sono tanti i giovani artisti indipendenti che si stanno riappropriando della loro tradizione. Forse questa può essere una tendenza, non l’unica, perché siamo di fronte a un mercato musicale che con i social è sempre più frammentato, quindi dentro ci saranno sempre molte tendenze. Come non c’è più il tormentone dell’estate, ma ce ne sono vari, così le tendenze sono sempre di più: una sicuramente, oltre a quella del rinnovamento del pop in una certa chiave, mi sembra quella importante e significativa dal punto di vista culturale del riappopriarsi delle migliori musiche della tradizione e rifarle oggi attualizzate. Gli Extraliscio infatti propongono questo punk da balera che sta avendo molto successo.