Settimana ricca di uscite, ma abbiamo volutamente escluso quelle del Record Store Day, che è previsto per il 20 aprile. Se volete avere una lista completa dei dischi in uscita sabato, potete trovarla qui.
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[space height=”10″]Art Brut: Top of the Pops
Eddie Argos e compagni dovevano essere una one hit wonder e invece sono dieci anni che continuano a sfornare dischi con i soliti quattro accordi e alcuni tra i testi più divertenti che si possano trovare nella musica rock di oggi. Tuttavia, al di là della simpatia per il loro frontman, la band non ha mai brillato per originalità o varietà, e non so veramente a chi possa interessare avere una doppia raccolta con il meglio degli Art Brut, visto che la stessa funzione è assolta egregiamente dal loro album d’esordio Bang Bang Rock and Roll, uscito ormai otto anni fa. Comunque, se siete dei fan, qui troverete quello che cercate…
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[space height=”10″]Iron & Wine: Ghost On Ghost
Ho una brutta sensazione relativa a questo disco del barbuto Sam Beam: se già i due album precedenti avevano mostrato uno scivolamento sempre più forte in territori che con la musica indie hanno poco a che fare (le influenze jazz, le chitarre acustiche e le percussioni terzomondiste, le voci “dieci piani di morbidezza” immancabilmente sussurrate), ora la situazione non può che peggiorare, visto che Sam ha già dichiarato che questo lavoro non avrà la “tensione ansiosa” (?) dei dischi precedenti. Ridateci il cantautore lo-fi di The Creek Drank the Cradle, per favore…
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[space height=”10″]John Parish: Screenplay
Questo grande musicista e collaboratore di PJ Harvey, Sparklehorse e Eels (solo per citarne qualcuno) raccoglie qui le colonne sonore da lui realizzate negli ultimi anni per alcuni film indipendenti semisconosciuti: non ho dubbi che la classe ci sarà anche in questo caso, ma il rischio è quello di trovarsi tra le mani la classica raccolta di strumentali che non dicono molto. Nel genere, forse meglio rivolgersi alla coppia Nick Cave-Warren Ellis…
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[space height=”10″]Major Lazer: Free the Universe
Se dovessimo valutare un disco dalla quantità di tempo che è passato da quando è stato annunciato, questo dovrebbe essere una delle release dell’anno: peccato che nel frattempo l’hype che circondava il nome di Diplo e questo progetto si sia clamorosamente dissolta. Rimangono alcune collaborazioni interessanti che abbiamo già ascoltato, come quella con Amber Coffman dei Dirty Projectors e Ezra Koenig dei Vampire Weekend, ma siamo sicuri di voler ascoltare un intero album di questa roba?
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[space height=”10″]The Microphones: Don’t Wake Me Up (Ristampa)
Questo è l’album d’esordio di Phil Elverum, uscito nel lontano 1999 e ora ristampato per chi se l’è perso in prima battuta. Il cantautore di Anacortes non aveva ancora trovato la quadratura del cerchio messa in luce nell’epico The Glow, Pt. 2 o sui successivi dischi a nome Mount Eerie, ma comunque qualcosa di buono c’è. Astenersi però chi non sopporta la bassa fedeltà di esecuzione e registrazione: le melodie ci sono ma si deve scavare nel rumore per apprezzarle…
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[space height=”10″]The Thermals: Desperate Ground
Il primo martini di questa settimana va ad un gruppo costantemente sottovalutato: anche se non hanno mai variato di un centimetro la loro formula pop-punk, ogni disco dei Thermals riesce ad essere coinvolgente a modo suo ed è sempre da ascoltare. Con questo debutto per Saddle Creek (dopo anni su Sub Pop e Kill Rock Stars) Hutch Harris e compagni cercano di riguadagnare un po’ della stima critica che hanno perso negli ultimi anni, ispirandosi direttamente al loro concept del 2006 The Body, The Blood, The Machine. Anche se probabilmente non ci riusciranno per me è lo stesso: avranno sempre un posto sul mio stereo.
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[space height=”10″]Various Artists: Arts & Crafts: 2003-2013
L’etichetta Arts & Crafts celebra i dieci anni di esistenza con questa compilation di rarità, guidata dai capoccia Broken Social Scene. A parte i BSS e Feist la label canadese non ha mai brillato per la sua offerta musicale, quindi direi che si può anche passare, questa volta. Immagino già i fan degli Stars inferociti…
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[space height=”10″]Yeah Yeah Yeahs: Mosquito
Gli Yeah Yeah Yeahs campano da anni sull’immagine di Karen O e poco più. La miscela sonora che poteva essere fresca su Fever to Tell si è rapidamente annacquata con massicce iniezioni di synth e canzoni sempre più striminzite. Del resto a cosa serve essere bravi a scrivere canzoni quando hai una frontwoman del genere? Il problema è che con questo quarto album la sostanza si è ridotta quasi all’osso, e Karen sembra ormai diventata la versione rock di Lady Gaga, tutta outfit oltraggiosi e mossette. Troppo cattivo? Beh comunque anche qui su Gold Soundz non tutti la pensano come me…
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[space height=”10″]Mark Lanegan & Duke Garwood: Black Pudding
Sulla fiducia: non ho idea di come possa risultare questo esperimento che mischia la voce inimitabile di Lanegan alla chitarra blues di Duke Garwood, ma dal momento che Mark è riuscito a collaborare con chiunque (da Isobel Campbell a … Moby?) uscendone sempre piuttosto bene, non ho alcun motivo di dubitare neanche questa volta. Anche se spero si rimetta presto al lavoro per proseguire il percorso di Blues Funeral, che ce l’aveva mostrato capace di rinnovarsi con ottimi risultati…