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[space height=”10″]Camera Obscura: Desire Lines
Confesso di avere un debole per Tracyanne Campbell e le sue melodie malinconiche, che forse va oltre gli effettivi meriti di questa band, ormai arrivata con questo Desire Lines al quinto album in diciassette anni di attività. Ma per me semplicemente non esiste una band migliore in ambito indie pop, e gli stessi Belle & Sebastian da qualche anno sembrano aver passato lo scettro di re del genere ai cinque di Glasgow. Se a questo aggiungiamo il fatto che gli ultimi due album sono stati semplicemente fantastici, direi che ci sono buone probabilità che venga fuori un discone. Sempre se vi piacciono le romanticherie svenevoli, è chiaro…
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[space height=”10″]Eleanor Friedberger: Personal Record
La sorellina minore dei Fiery Furnaces da qualche anno si è lanciata in una carriera solista di cui si dice un gran bene: pare abbia rinnegato gli eccessi schizofrenici e vagamente prog del duo e abbia tirato fuori invece un’insolita vena cantautorale. Staremo a vedere (o meglio ad ascoltare), intanto posso solo notare che questo secondo album solista ha una copertina e un titolo semplicemente perfetti.
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[space height=”10″]Future Bible Heroes: Partygoing
Solo un cantautore geniale come “Mr. Magnetic Fields” Stephin Merritt poteva concepire un side-project come questo, con i tre album finora pubblicati dedicati a tre fasi della vita (rispettivamente “Memories of Love”, “Eternal Youth” e ora “Partygoing”). A quanto pare questo dovrebbe essere il suo progetto più elettronico, sorretto da basi disco, ma sono sicuro che il suo senso della melodia e il suo irresistibile umorismo troveranno modo di brillare comunque.
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[space height=”10″]Rogue Wave: Nightingale Floors
Zach Rogue si fece notare con la sua band Rogue Wave ormai una decina di anni fa, con un frizzante esordio per Sub Pop, Out of the Shadow, che rimane uno dei dischi di pop acustico indipendente più piacevoli degli anni ’90. Peccato che da quel punto in poi praticamente tutte le sue mosse siano state sbagliate: il seguito Descended Like Vultures rottamò le chitarre acustiche per quelle elettriche, poi venne un contratto con l’etichetta di Dave Matthews (?) e altri due album che non lasciarono alcuna traccia. Ora speriamo che questo esordio per Vagrant Records ce li riporti alla forma di un tempo, anche se la vedo difficile. Intanto posso dire che la copertina mi spaventa, e non poco…
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[space height=”10″]Queens of the Stone Age: …Like Clockwork
L’esordio per Matador Records (praticamente un marchio di garanzia quando si parla di musica indipendente) sembrava dover segnare un punto di svolta per Josh Homme, che non era riuscito a convincere con gli ultimi due album dei Queens of the Stone Age, praticamente da quando aveva licenziato Nick Oliveri e si era imposto come unico deus ex machina del gruppo. Ma poi è arrivata una lista di ospiti francamente imbarazzante: vada per i recuperi del passato (Dave Grohl, lo stesso Oliveri e Mark Lanegan: grazie Josh, vuoi forse dirci che è un seguito di Songs for the Deaf?), ma cosa c’entra Elton John con la musica di quello che, ricordiamo, è pur sempre un ex Kyuss? E poi ci sono anche il tizio degli Scissor Sisters e l’immancabile James Lavelle…insomma, la sensazione è quella del classico minestrone in cui i grandi nomi servono a mascherare la carenza di idee. Facciamo così: per questa volta sospendiamo il (pre)giudizio, ma la prossima volta forse sarà il caso di mettere su una vera band!
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[space height=”10″]Asia Argento: Total Entropy
Asia Argento ha fatto un disco? La notizia non ci può sorprendere se pensiamo che questa è pur sempre la donna che ha avuto il coraggio di fare un figlio con Morgan, nel senso che una certa fascinazione per il mondo della musica ce la deve pur avere. Sui risultati ho un vago sentore che non ci sarà molto da stare allegri: sapendo le frequentazioni “maledette” di Asia (non era amica di Marilyn Manson qualche tempo fa?), posso immaginare solo qualcosa di vagamente scioccante, mezzo elettronico e mezzo chitarroni, e irrimediabilmente fuori tempo massimo. Poi magari ha fatto un disco di delicato cantautorato acustico alla Carlà, nel caso fatemi sapere…
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[space height=”10″]Max Pezzali: Max 20
No, io non faccio parte del club di quelli che hanno rivalutato Max Pezzali come “cantore della gioventù di provincia” e “interprete genuino di maschilismi da bar” (cfr. Dizionario dei film Mereghetti): ho trovato insopportabili le celebrazioni per i vent’anni di Hanno ucciso l’uomo ragno, soprattuto da parte di una “scena” indipendente che si vorrebbe legata a suoni (e tematiche) un pelo più ricercate. Quindi potete capire con che spirito posso approcciarmi a questa auto-celebrazione dei suoi vent’anni di carriera, con tanto di duetti con personaggi generalente bolliti della musica italiana (Eros Ramazzotti, quello dei Negramaro, Cremonini, Baglioni, Edoardo Bennato e dulcis in fundo l’immancabile Elio, che, come si diceva la settimana scorsa, ormai duetterebbe anche con Floradora).