In occasione del concerto che i múm terranno stasera a Sesto al Reghena (PN), all’interno del festival Sexto’nplugged, abbiamo chiacchierato via e-mail con Örvar Þóreyjarson Smárason, membro fondatore della band islandese.
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Per prima cosa: la vostra musica ha su di me, e su molti altri, un effetto assolutamente immaginativo e sognante: immagino spesso paesaggi, storie, scene semplicemente chiudendo gli occhi e ascoltandovi. Come fate a dare alla vostra musica questo potere? Quando componete e scrivete un brano c’è un’immagine o una sensazione che vi ispira e su cui voi lavorate?
No, non c’è niente di voluto in questo, di solito lasciamo semplicemente che la musica scorra.
Nella vostra musica mescolate strumenti elettronici e strumenti acustici in maniera tale che chi vi ascolta fa molta fatica a distinguere gli uni dagli altri. Come fate ad amalgamare così i due diversi approcci?
Beh, siamo cresciuti con la musica elettronica e sia per me che per Gunni i nostri primi strumenti musicali sono stati dei computer, così quando ci siamo messi a creare musica non abbiamo sentito che ci fosse una grande differenza tra gli strumenti elettronici ed acustici. Alla fine è tutta musica.
In passato avete realizzato una vostra colonna sonora per la Corazzata Potemkin. So che la colonna sonora del film originale nel corso degli anni ha avuto molte peripezie: è stata smarrita per decenni, poi più volte cambiata e ricomposta. Com’è stato realizzare la musica per un film di tale importanza nella stora del cinema? Vi siete fatti ispirare solamente dalle immagini e dalle sensazioni che vi hanno dato o siete partiti comunque dalla colonna sonora originale di Meisel?
Non ho mai ascoltato la colonna sonora di Meisel fino a molto tempo dopo, quando è stata restaurata a Berlino. Abbiamo visto una proiezione del film accompagnata da un’orchestra sinfonica che suonava l’accompagnamento scritto da Shostakovich mentre stavamo scrivendo la nostra colonna sonora, ma ci ha influenzati solo in minima parte e penso che siamo andati in una direzione completamente diversa, non pensavamo di voler realizzare della musica piena di grandi partiture. A quei tempi non sapevamo che il film fosse così importante per la storia del cinema, ma negli ultimi anni l’ho studiata parecchio e mi mette sempre voglia di rivedere il film.
A proposito di cinema, hai dichiarato in alcune interviste di esserti dedicato allo studio del cinema negli ultimi tre anni. In che modo questo ha influenzato il nuovo disco?
Beh, l’ho solo fatto per divertirmi, per avere qualcosa a cui pensare. Studiare cinema ti dà una grande prospettiva per capire la storia e la filosofia del ventesimo secolo. Non sono sicuro di come questo abbia influenzato la nostra musica, ma ho preso qualche riferimento e l’ho inserito nei testi.
Il vostro prossimo album, Smilewound, uscirà a settembre. So che avevate chiesto dei suggerimenti per il nome ai vostri fan attraverso twitter, ma sono curiosa di sapere se alla fine è stato scelto uno di quelli proposti…
No, alla fine non abbiamo usato nessuna delle idee proposte, ma abbiamo fatto un gioco simile con alcuni nostri amici e in quel caso si è dimostrato molto fruttuoso.
Sempre a proposito del nuovo album, il titolo suggerisce un ossimoro, una situazione di forte contrasto che dà vita a sensazioni sorprendenti. E’ effettivamente un’anticipazione di quello che sarà il disco?
Beh, in realtà…tutti i nostri titoli e i nostri album sono così!
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…E poi Örvar se ne è andato così, dicendoci che stava per prendere l’aereo per l’Italia e che non aveva tempo per rispondere alle nostre ultime due domande. Peccato, erano proprio quelle in cui gli chiedevamo qualche anticipazione sul sound del nuovo disco: speriamo non abbia la stessa fretta durante il concerto di stasera!