Nome: Away Minerva
Città: Roma
Genere: Rock
File under: Incubus, Pearl Jam
Sito web: http://soundcloud.com/away-minerva
Che la (ri)esplosione degli anni '90 ormai domini gran parte della scena underground nazionale non è più una novità. Tra i vari effetti di questo spettacolo pirotecnico, c'è l'inevitabile riproposta di un sound molto americano, ovvero ritmiche serrate, groove abbastanza spesso e chitarre pesantemente distorte che si rincorrono in riff e fraseggi martellanti. Il quintetto romano Away Minerva sul suo EP d'esordio My Only Radio riesce però a diluire questa impostazione sonora con riferimenti musicali e scelte tecniche prese talvolta in prestito da generi diametralmente opposti rispetto a quello poco sopra detto.
Ma veniamo al sodo: l'EP conta le tradizionali quattro tracce, la misura giusta per farsi un'idea del sound di una giovane band. Fin dall'inizio è chiaro che la scelta degli Away Minerva (per lo meno oggi, ma chi scrive si augura che in un futuro più o meno prossimo la cosa cambi) è quella di consolidarsi in un genere ben definito; in altre parole, molto sound e poca sperimentazione. Ma questo non è necessariamente un male, anzi, sarebbe un vantaggio se alcune scelte artistiche fossero non dico riviste ma almeno focalizzate verso una maggiore fruibilità del prodotto: ad esempio, un cantato in italiano avrebbe potuto rendere più interessante il progetto della band romana, o per lo meno avrebbe dato un contributo “nuovo” a un genere che mantiene sempre una marca decisamente esterofila.
La traccia più ispirata e più valida dell'intero EP è sicuramente la title track: l'inizio del brano strizza molto l'occhio a fascinazioni psichedeliche e noise, e nonostante la sezione in questione sia veramente breve, dà modo di ricordare i suoni disturbati da interferenze di gruppi pionieri dell'elettronica come i Kraftwerk. Il resto del brano risulta molto curato nell'arrangiamento: al noise iniziale segue una forte carica di chitarra distorta e ritmiche serrate che offrono un ottimo tappeto sonoro alla voce che emerge molto chiara e potente.
La seconda traccia (Schola) punta su un tono leggermente diverso, dal momento che viene costruita principalmente su controtempi, stacchi e variazioni, il più delle volte molto marcati dalla batteria. Ci sentiamo di dare un consiglio ai cinque ragazzi romani: forse un tecnicismo così esplicitato, presente nelle parti meno incalzanti del brano, può correre il rischio di disorientare “l'ascoltatore medio”, dando l'impressione che le influenze e la bravura di ogni singolo musicista rimangano fini a loro stesse, a discapito dell'identità generale del gruppo. Meglio andare oltre queste piccole esibizioni personali, ad esempio con quanto ascoltiamo nel brano successivo Breath of My Soul, nel quale risulta ben studiato l'intreccio tra le due chitarre, mai ripetitive e generalmente distanti dalla classica divisione tra chitarra ritmica e chitarra solista. La scelta è quella di far dialogare le due chitarre su fill solisti, anche questo un contributo offerto dalla scena rock alternative e underground degli anni '90 (si pensi ai Sonic Youth o ai Marlene Kuntz di Catartica). Nel brano gli Away Minerva riescono a far convivere questo espediente sperimentale e potenzialmente enarmonico con una forte e ben curata melodia della voce, sempre presente e molto elastica nel riempire gli spazi dell'arrangiamento. L'EP si chiude con Down Below, traccia dal tono molto ispirato e intimistico, che a tratti ricorda i barlumi luminosissimi (sempre di matrice anni '90) che solo Jeff Buckley sapeva donare.
In conclusione, questo EP di esordio della band romana evidenzia sia la bravura del gruppo sia alcuni aspetti che vanno smussati. Tuttavia per un gruppo non navigato come gli Away Minerva è normale che convivano queste due anime, e suonare costantemente e in ogni situazione non potrà far altro che migliorarli: li attendiamo alla prossima prova!