Indiemood Sessions Vol. 2: Quiet Confusion

Indiemood Sessions Vol. 2: Quiet Confusion

2014-10-15T13:36:51+00:0015 Ottobre 2014|

 

Eccoci, puntuali come ogni 15 del mese con la seconda puntata delle Indiemood Sessions, la video serie che presenta alcuni delle più interessanti band italiane impegnate a suonare su una barca a spasso per i canali di Venezia.

In questo secondo appuntamento (sempre realizzato da Indiemood Press Office in esclusiva per Gold Soundz) vi presentiamo i Quiet Confusion, quartetto veronese il cui ultimo album Commodor è uscito a marzo di quest'anno. Qui sotto li potete vedere suonare la loro Freeway, mentre a seguire trovate anche la nostra intervista: buona visione e buona lettura!

Iniziamo col parlare un po' della vostra storia. Da dove provenite? Quando avete dato vita al progetto? Cosa significa per voi fare musica?

Iniziamo col presentarci. I Quiet Confusion sono: Antonio Cortina (chitarra,voce) , Mattia Stefani (chitarra) , Luca Lonardoni (basso) e Luca Tommasi (batteria). Proveniamo dalle colline veronesi ma da esperienze molto diverse. La passione e la grande voglia di suonare buona musica sono ciò che ci ha fatto incontrare. Dal momento che una persona decide di intraprendere seriamente la strada della musica, crediamo sia inevitabile poi incontrare sul proprio percorso altre persone che la pensano nel tuo stesso modo, altre persone che hanno deciso di dedicare parte della propria vita a inseguire un sogno. Per noi fare musica significa questo, discutere dei problemi di tutti i giorni, significa dire un sacco di cazzate in compagnia, significa vivere la vita per poi cercare di raccontarla attraverso la musica.

Il vostro ultimo lavoro Commodor è un album con un tiro decisamente coinvolgente e frizzante, vogliamo parlare di come è nato e di quali esperienze vi ha regalato?

Commodor è il nostro primo lavoro dopo il cambio di formazione. Con la precedente formazione, che vedeva Giuseppe Pinna alla batteria, avevamo uno stile piu tendente al punk, mentre con l'arrivo di Luca il nostro sound ha preso una piega differente. All'inizio non è stato facile adattarsi a un modo di suonare così diverso , ma nell'arco di poco tempo siamo riusciti a trovare il giusto feeling. Diciamo che Commodor rispecchia questo periodo di transizione. Questo album ci ha regalato e ci sta tutt'ora regalando diverse esperienze: dal vivo è molto apprezzato, quindi ci sta portando in diverse città d'Italia dove ogni volta si conosce gente nuova che a sua volta spesso ci contatta per proporci delle altre serate per feste private o locali. E' un'esperienza che si rinnova di volta in volta.

Nelle vostre canzoni si sente una forte influenza americana, con alcune scelte, seppur lievi, debitrici dalla scena nata da Palm Desert (un esempio facile, i Queens of the Stone Age). Pensate che in Italia possa nascere una scena musicale omogenea e compatta, o perlomeno pensate che possa emergere un “gruppo-leader” che guidi un certo andamento musicale, non necessariamente quello underground?

Un nostro amico ne va matto…facile che a forza di sentirli sia uscito qualche arrangiamento che li richiama. Qui in Italia? Nooo, non crediamo che qui nel nostro paese possa accadere una cosa simile. Si sta parlando di un genere di musica abbastanza fuori dagli standard radiofonici. Per uscire dalla scena underground e perché nasca un gruppo leader bisogna che qualcuno arrivi a contatto con qualche major, ma una volta arrivati lì un artista per quanto possa essere bravo a raggirare i loro parametri il risultato non cambia. Un conto sono i soldi, un conto sono le buone idee e a loro interessa molto di piu l'idea di fare soldi.

Se le vostre canzoni fossero cantate in italiano risulterebbero una vera novità all'interno del nostro panorama musicale. Avete scelto di cantare in inglese per la vicinanza naturale di questa lingua col genere che esprimete o perché cercate una diffusione più ampia possibile?

Mmmm…potreste anche avere ragione. Per ora molto semplicemente ci viene piu naturale affiancare testi in inglese a un sound come il nostro.

In molti pezzi è evidente la scelta di tornare in modo puro e incontaminato alle radici del blues (You Are Going Home oppure Better Man, ad esempio). Che cosa significa per voi questo genere?

Il blues è una delle lingue universali della musica! Il blues è intesa, Lo puoi suonare ovunque e con chiunque e arriva sempre a destinazione. Il giro è sempre quello da quando è nato eppure quando lo senti non sai stare fermo…è vivo e pieno di personalità. Noi non siamo dei bluesman ma proprio per questo ci piace suonarlo a modo nostro e vedere che cosa ne esce.

Parlateci un po' del vostro futuro. Quali progetti avete in mente?

Intendi dopo questa birra canna nachos tacos con chili? Il nostro obiettivo principale è quello di trovare un'agenzia di booking che ci permetta di mantenere un'attività live costante sia in Italia che all'estero. Per questo da qualche mese stiamo arrangiando parte del nostro repertorio in chiave acustica con l'idea di rilanciare nuovamente il nostri due dischi Jungle e Commodor, ma ancor di piu per poter raggiungere un target di locali ben piu ampio, locali dove il nostro set elettrico sarebbe troppo potente e invadente. Freeway nel video qui sopra è una della tracce rivisitate. Quindi… agenti, baristi, possessori di grossi rombanti motoscafi e chi più ne ha più ne metta: siamo riusciti a suonare su una barchetta dondolante a pelo d'acqua in uno spazio di mezzo metro, scommettiamo che a breve arriveremo a suonare anche nei vostri locali?!