Il folk/blues di Simone Ulisse Schiavo è il protagonista del nuovo video delle nostre Indiemood Sessions, come al solito prodotte da Indiemood Press Office in esclusiva per Gold Soundz.
Qui sotto lo potete vedere suonare a bordo della barca restaurata dall'associazione Il Caicio, a spasso per i canali veneziani. A seguire trovate anche la nostra intervista: buona visione e buona lettura!
Ciao Simone, iniziamo parlando del tuo progetto, come e quando nasce?
Fin da piccolo sono sempre stato a stretto contatto con la musica, fin da piccolo ho suonato, prima le percussioni e poi per necessità (visto che in casa non c'era la batteria) ho preso in mano la chitarra. Ho iniziato a scrivere quando ancora non avevo le idee chiare né su come si suonasse davvero la chitarra, né sulla musica che volevo suonare. Il mio progetto prende forma negli ultimi anni, tra il 2013/2014, spinto anche dal Senza Spine – Fishmarket Acoustic Contest per il quale ho concretizzato i brani che mi ballavano per la testa in quel periodo. Da lì ho capito che avrei potuto provarci. Ed ecco Ulisse Schiavo.
Quali artisti senti più vicini alle tue corde e in che modo ti hanno ispirato?
Mi sento legato all’attitudine della musica nera, per le sue sonorità e per l’istintività dei contenuti e del cantato. Credo di aver recepito un po’ da tutta la musica che ho ascoltato. Sento molto vicini Jeff Buckley e Damien Rice, in elettrico Jimi Hendrix.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere un percorso da solista? Credi che in questo modo si riesca ad esprimere un'intimità più forte?
Suonare come solista per me è significato mettermi in gioco e vedere cosa riuscivo a dare io da solo. Mi piace essere anche un solista perché da one man band posso prendermi sul palco tutte le libertà di cui ho bisogno, posso improvvisare, sbagliare, urlare, fermarmi senza preoccuparmi, perché nessun altro deve seguire quello che sto facendo. Credo di riuscire a dare di più, credo traspaia più istintività e quindi riesco ad essere più diretto, piu’ naturale. Sì, penso si riesca ad esprimere un’intimità più forte.
Per il genere che suoni, l'inglese risulta essere la lingua più accessibile, ma la canzone Anche se sembra essere una piccola eccezione. È l'inizio di un nuovo percorso creativo o è una delle tante sfumature della tua idea di partenza?
E’ una canzoncina. L’ho scritta sul divano, una mattina. Ho deciso che non avrei cantato in italiano ascoltando proprio quella registrazione. Mi piacerebbe, ma adesso non ne sono capace. Diciamo che Anche se è stata una prova.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dovrò studiare, musica naturalmente. A maggio di quest’anno pubblicherò il mio primo EP con Gas Vintage Records, Studio 2 e Sotterranei, che mi hanno inglobato nel loro roster proprio poco tempo fa. Sto già pensando al prossimo lavoro come Ulisse Schiavo, che assumerà una forma diversa, in elettrico e con la band, come tra l’altro ho iniziato a girare ultimamente. Sto investendo in Flummo, un altro progetto più sperimentale insieme a un batterista e uscirà un EP anche di questo progetto tra maggio e giugno. Mi dedicherò a tutto questo.