La cantautrice Greta Kline torna con un secondo album piu' maturo ma sempre piacevolmente senza pretese: classico indie rock anni '90, tra Guided by Voices e Courtney Barnett.6,5/10Uscita: 1 aprile 2016 Bayonet Records Compralo su Amazon: Audio CD |
Capelli a caschetto da tredicenne, occhioni da panda con uno sguardo vuoto e spento, voce angelica ma frustrata dalla vita e forse anche un po’ annoiata da ciò che la circonda: cosi si presenta Frankie Cosmos. Il vero nome della cantante è Greta Kline e questo è il suo secondo album dopo un debutto buono (Zentropy, del 2014) seppur molto lontano dai riflettori; la stessa cantante non si pone come grande icona musicale dei giorni nostri, tutt’altro: una ragazza tranquilla che esprime intimità e calma solo guardandola.
Sebbene il titolo sia Next Thing non fatevi trarre in inganno, non ci troviamo davanti a chissà quale lavoro sperimentale e innovativo: lei è sempre la solita e il suo stile pure, classico cantautorato indie che strizza un occhio (anche due) alla scena indie/lo-fi anni '90. Pur non essendo il disco più originale dell’anno si fa subito apprezzare per la sua “giocosità” e semplicità: If I Had a Dog dura appena un minuto e mezzo ma racchiude benissimo l’essenza dell’album con le sue chitarre sbarazzine e la voce di Frankie bassa e malinconica, più matura sicuramente del primo album. Col tempo ha sviluppato un timbro che ricorda molto PJ Harvey o la più recente Courtney Barnett con le quali condivide anche un sound simile. In Too Dark la voce si alza di tonalità in un falsetto “stoppato” che spinge l’ascoltatore ad immergersi fino in fondo al pezzo per seguire questo bisbiglio, che si fa spazio tra una batteria dai beat abbastanza veloci e una chitarra pulita ma sempre piuttosto grunge.
Tra un brano e l’altro il tempo tutto sommato passa senza che io rimanga troppo impressionato dal disco. I’m 20 è sicuramente uno dei pezzi più belli, dove una chitarra secca e decisa si piazza su un giro di batteria altrettanto semplice che scandisce fortemente il ritmo della track facendo inevitabilmente ondeggiare la testa. Non di meno è la canzone successiva On the Lips, altrettanto corta ma sempre energica, con un'immancabile malinconia di fondo. Una doppietta scoppiettante. Outside with the Cuties invece è il singolo che ha preceduto l'uscita dell'album, ma anche uno dei brani più tristi, nel quale la voce di Frankie è accompagnata da cori e note dal tono assai cupo.
Le canzoni essenzialmente sono tutte corte, forse proprio per concentrare in meno tempo più emozioni e risultare più diretti: 15 brani in neanche 30 minuti, seguendo la scuola di un altro nume tutelare della scena lo-fi anni '90, Robert Pollard dei Guided by Voices. Is it Possible è un altro pezzo meritevole, in cui Frankie ricorda un’altra scoperta degli ultimi tempi, Car Seat Headrest, sempre sullo stesso stile, a dimostrazione di un comune pensare la musica di alcuni artisti emergenti che sempre di più si rifanno al lo-fi/noise e all’indie anni ’90.
In conclusione, come già detto, non sarà di certo un album rivoluzionario o in grado di piacere a un vasto pubblico, ma essendo cosi corto è un ascolto che consiglierei a tutti: solo per mezz'ora godetevi un po’ di indie d’autore senza pretese di fare la storia della musica. Un album semplice, diretto, a tratti un po' monotono ma che rispecchia l’animo di una giovane artista che sta crescendo e che forse ci potrà regalare grandi soddisfazioni in futuro.