Poca sostanza ma molta orecchiabilita' nell’omaggio dei Phoenix all’italo-disco: un album senza troppe pretese ma perfetta colonna sonora di un’estate di sole, mare e relax.
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Ti Amo, il nuovo album dei Phoenix, è stato registrato nel corso degli ultimi due anni e mezzo al La Gaîté Lyrique, un ex teatro del 19° secolo che si trova al centro di Parigi. Il quartetto di Versailles era chiuso in studio mentre la città veniva sconvolta dagli attacchi alla sede di Charlie Hébdo prima e al Bataclan poi: un periodo nero e tragico, al quale la band ha reagito immergendosi nel lavoro e trasformando lo spazio a loro disposizione nell’ex teatro in una sorta di isola felice, un locus amoenus lontano dal mondo reale e da orrori mai tanto vicini.
Sarà per questo che Ti Amo suona così allegro, leggero e spensierato; i Phoenix lo hanno realizzato avendo in testa un’immagine da cartolina dell’Italia, sospesa tra passeggiate a via Veneto, estati perenni, gelati in riva al mare e jukebox con i 45 giri di Battiato e Battisti. Non un omaggio alla “dolce vita” resa popolare in tutto il mondo dal film di Federico Fellini, bensì a quella della hit del 1983 cantata dalla meteora romana Ryan Paris; una personalissima interpretazione dell’italo-disco e della dance nostrana d’antan, con tanto di testi parzialmente in italiano che – per quanto sia da apprezzare lo sforzo del cantante Thomas Mars (non capita spesso di sentire la nostra lingua in brani di artisti di fama internazionale) – fanno tornare in mente la trashissima Zuppa Romana dei tedeschi Schrott Nach 8, canzone del 1984 tornata celebre negli ultimi anni grazie a una cover dedicata al calciatore Luca Toni.
Per gli Schrott Nach 8 l’Italia era mozzarella, mortadella, tarantella e maccheroni, cannelloni, peperoni. Neanche i Phoenix si distaccano troppo dai soliti luoghi comuni culinari: ci sono il gelato della title track Ti Amo e i frutti di mare della conclusiva Telefono, malinconica ballata synth-pop che Mars dedica alla moglie Sofia Coppola, lontana da casa per girare il nuovo film a Hollywood. La loro versione dell’italo-disco, però, non ha molto da spartire con i nostrani Gazebo o Righeira, per fare solo due nomi noti ai più: tra l’ormai consueto revival anni ’80 – ‘90 e un utilizzo massiccio di sintetizzatori, in Ti Amo c’è una sorta di crossover tra french touch, soft rock e pop patinato ma pur sempre di pregevole fattura. Un’operazione che sembra ricalcare le orme del tributo alla dance vecchio stile e “suonata” realizzato dai Daft Punk con il loro ultimo lavoro Random Access Memories.
Ti Amo è un disco solare, estivo ed estremamente orecchiabile: se fosse uscito vent’anni fa o poco più, avrebbe potuto far vincere facilmente ai quattro francesi la finale del Festivalbar all’Arena di Verona. Quasi tutti i suoi brani sono potenziali singoli di successo, ma anacronismo e déjà vu sono sempre dietro l’angolo: nell’intro della title-track fanno capolino gli Hall & Oates di I Can’t Go for That (No Can Do); Tuttifrutti ricorda moltissimo certi tormentoni dance di fine anni ’90 e inizio duemila (Roger Sanchez, White Town, The Shapeshifters); mentre le atmosfere rarefatte di Via Veneto fanno pensare ai The Beloved (quelli di Sweet Harmony, tanto per intenderci).
Un album assolutamente fuori dal tempo ma molto piacevole, anche se dal retrogusto un po’ troppo “dolciastro” e a tratti stucchevole. Un ascolto perfetto durante le ferie di agosto, consigliato a tutti coloro che cercano ancora tracce di qualità nel pop rock più radio friendly.