Come di consueto a fine anno tiriamo le somme degli ultimi 12 mesi, con la nostra classifica dei migliori dischi usciti quest'anno: qui sotto trovate le posizioni dalla 40 alla 20. Se invece volete vedere chi è arrivato in cima, potete cliccare qui.
E se volete portarvi gli artisti preferiti di Gold Soundz anche nel nuovo anno, non dimenticate di dare un'occhiata al nostro Calendario 2017!
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40. American Football – American Football
Il 2016 è stato innanzitutto l'anno del revival emo-core: tra i tanti nomi interessanti che si sono fatti ascoltare (Touché Amoré, The Hotelier e Into It. Over It. su tutti) noi scegliamo gli originali, ovvero i "nonnetti" American Football, che sono tornati quest'anno per dare un seguito al loro unico LP (e cult underground) del 1999. Mike Kinsella e compagni ormai hanno tutti 40 anni e famiglie al seguito, ma è confortante vedere che il loro approccio non è cambiato: chitarre intarsiate e malinconiche, cantati col cuore in gola e quel tocco di post-rock che da sempre è la loro arma segreta.
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39. Weezer – Weezer (The White Album)
La rinascita di Rivers Cuomo e compagni dopo tanti, troppi dischi orribili ha segnato quest'anno un altro deciso passo in avanti con un disco pieno zeppo di melodie solari, inni alla spensieratezza e alla vita in spiaggia, come se i Weezer fossero dei novelli Beach Boys degli inizi: siamo lontani dall'urgenza dei primi due album, ma c'è da dire che il disco va giù liscio che è un piacere, e non c'è un ritornello che non colpisca nel segno (anche quando l'estate è ormai un lontano ricordo).
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38. Bob Mould – Patch the Sky
L'ex Husker Du continua a sfornare dischi convincenti ed estremamente personali: questa volta sceglie di trattare argomenti difficili ("altre morti, relazioni che finiscono, la vita che diventa più breve") accompagnati da alcune delle melodie più orecchiabili della sua carriera. Al resto ci pensano il consueto barrage di chitarre distorte e la grinta di una sezione ritmica indiavolata, a conferma che anche a 60 anni è possibile restare punk as fuck. RECENSIONE
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37. Andrew Bird – Are You Serious
Che Andrew Bird non sbagli un album ormai lo sanno tutti, quello che sorprende di più in questo nuovo lavoro sono le collaborazioni eccellenti (su tutti Fiona Apple che rende indimenticabile il singolo Left Handed Kisses) e i testi che per la prima volta parlano in maniera piuttosto diretta di amore, speranza e felicità. Il risultato è l'album più personale nella discografia del cantautore di Chicago, e un piccolo gioiello per chiunque ami il cantautorato intelligente.
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36. The Kills – Ash & Ice
Per la prima volta in quasi 15 anni di carriera, il duo anglo-americano lascia da parte la coolness che l'ha contraddistinto fin dal principio, per raccontare in maniera sincera e diretta le difficoltà degli ultimi anni: inutile dire che era dagli esordi che non li sentivamo così convincenti e a fuoco. RECENSIONE
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35. Wilco – Schmilco
A solo un anno dal precedente Star Wars, Jeff Tweedy e compagni tornano con un lavoro molto più rilassato e acustico, che testimonia la tranquillità di un gruppo di veterani ormai sicuri dei propri mezzi espressivi. Naturalmente nell'atmosfera di rilassatezza generale spiccano alcune grandi canzoni, ma l'intero disco si mantiene su livelli altissimi: per i Wilco fortunatamente non è ancora arrivato il momento della pensione!
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34. Afterhours – Folfiri o Folfox
Nell'anno in cui Manuel Agnelli ha finalmente ottenuto grazie a X Factor lo status nazional-popolare a cui evidentemente aspirava da tempo, i suoi Afterhours hanno fatto uscire il loro primo doppio: un lavoro complesso e debordante, che se non riesce a restituirli ai fasti degli anni '90, fa vedere una band vivissima e curiosa, resa ancora più interessante dall'ingresso delle nuove leve Pilia e Rondanini, che sono andati a sostituire i due Giorgio (Prette e Ciccarelli).
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33. Animal Collective – Painting With
Complesso e non di facile ascolto, ma senza ombra di dubbio il lavoro più convenzionalmente legato alla forma-canzone pubblicato finora dal quartetto (ora di nuovo trio) di Baltimora: tra campionamenti, rumori e ritmi stratificati si rischia quasi di perdersi, per fortuna che le voci di Panda Bear e Avey Tare ci prendono per mano e ci guidano anche nei momenti più caotici. RECENSIONE
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32. Hamilton Leithauser + Rostam – I Had a Dream that You Were Mine
La coppia che non ti aspetti: il crooning elegante del cantante dei Walkmen si fa accompagnare per la prima volta dalle basi sintetiche dell'ex Vampire Weekend: ma si sa, quando si scrivono grandi canzoni, funzionano qualsiasi sia il "vestito" che le ricopre.
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31. case/lang/veirs – case/lang/veirs
Questo supergruppo alt.country tutto al femminile mette insieme per la prima volta la voce di Neko Case, la professionalità di k.d. lang e l'istinto musicale di Laura Veirs, per un risultato finale che è ben più della somma delle sue parti: se volete sentire tre artiste in grado di spronarsi positivamente l'un l'altra, questo è il disco che fa per voi.
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30. Minor Victories – Minor Victories
E a proposito di supergruppi, cosa viene fuori mischiando Mogwai, Slowdive e Editors? Un album piacevolmente fuori dal tempo, legato a un post-rock gelido e sontuoso, sul quale si inserisce la voce inconfondibile di Rachel Goswell.
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29. Blood Orange – Freetown Sound
Per riscoprire le sue origini, Devonté Hynes è andato fino in Sierra Leone: il risultato è un lavoro dedicato a suo padre, sorprendentemente leggero e ballabile, ma capace di colpire anche a fondo quando tratta tematiche sociali.
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28. DIIV – Is the Is Are
Per l'attesissimo seguito di Oshin, i DIIV hanno tirato fuori tutte le loro armi migliori, aggiungendo anche qualcosa di nuovo: tra disarmanti riferimenti alla dipendenza dalle droghe del leader Zachary Cole Smith e atmosfere sempre più shoegaze, sono andati oltre i soliti facili riferimenti a cui vengono sempre accomunati e fuori dal tunnel degli anni '80. Il risultato è il primo passo verso la definizione di un suono personale: li attendiamo alla prossima prova!
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27. Spartiti – Austerita'
C'è vita dopo gli Offlaga Disco Pax? Sembra proprio di sì, almeno a giudicare dall'esordio del duo composto da Max Collini (che agli Offlaga donava racconti e voce) e Jukka Reverberi (chitarra dei Giardini di Mirò): scomparsa quasi completamente la componente elettronica, restano tenui arpeggi post-rock a sostenere le solite narrazioni divertenti e illuminanti, questa volta forse solo un pochino più compiaciute e di maniera rispetto al recente passato. Ma se l'effetto sorpresa è ormai passato, resta la voglia di sperimentare.
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26. Swans – The Glowing Man
L'annunciato ultimo LP degli Swans con la formazione attuale porta alle logiche conseguenze lo stile brutale e magniloquente perfezionato negli ultimi sei anni e esploso con The Seer (2012) e To Be Kind (2014): Michael Gira è il capitano di una nave alla deriva in mezzo alla tempesta, che urla ordini ai suoi compagni al di sopra del frastuono ma riesce comunque in qualche modo a mantenere il controllo.
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25. Dinosaur Jr. – Give a Glimpse of What Yer Not
Il miglior album dei Dinosaur Jr. dall'inizio della reunion? La pausa degli ultimi anni sembra aver fatto bene al trio di Amherst, che è tornato con canzoni più a fuoco e meglio rifinite, anche se non ci sono colpi di scena e si resta sui binari di un sound ormai divenuto un classico.
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24. Savages – Adore Life
Le quattro inglesi erano attese al varco del difficile secondo album, dopo l'esplosivo debutto Silence Yourself: rispetto al gelido post-punk degli esordi, qui c'è molto più calore, cuore e umanità, con un sentimentalismo "leggero" che, anche se non si addice perfettamente al disco, permea molti dei brani migliori e si esprime alla perfezione nel titolo.
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23. James Blake – The Colour in Anything
Tra le tante uscite a sorpresa di quest'anno, spicca sicuramente quella del giovane cantautore inglese, che ha realizzato il suo lavoro più corposo e pieno di ospiti speciali. Con questo disco Blake si trova all'avanguardia della musica pop, laddove jazz, classica, sperimentalismo e i valori tradizionali dell'indie-rock collaborano tra di loro e si scambiano conoscenze.
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22. Suede – Night Thoughts
Brett Anderson e compagni tornano con un nuovo lavoro che espande ulteriormente la palette dei registri utilizzati da questa storica band: il risultato è l'album più convincente della band dall'inizio della loro reunion.
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21. Jesu/Sun Kil Moon – Jesu/Sun Kil Moon
Dopo aver cementato il suo status di inguaribile romantico (e attaccabrighe) con i suoi ultimi due LP, Mark Kozelek collabora con il metal dei Jesu, all'insegna della contaminazione: il risultato è l'ambiente ideale per i suoi lunghissimi testi, specialmente nei brani che recuperano un po' dell'elettronica del precedente Universal Themes.
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20. Cass McCombs – Mangy Love
Il cantautore americano giunge al nono LP in splendida forma: ironia nei testi, chitarre graffiate e un senso per la melodia veramente invidiabile.
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